Scintille sulla Tav in commissione Trasporti alla Camera. Nell'audizione sulla Torino-Lione il commissario Paolo Foietta non risparmia critiche al governo. E dice: "Se non faccio nulla spendo una cifra maggiore rispetto a quella che spenderei per la fine del tunnel".
Lo stop dell'opera, insomma, costerebbe più del suo completamento. Perché? Spiega Foietta: "Anche senza pagare penali si dovranno restituire i soldi ottenuti e farsi carico dei contenziosi che deriveranno all'interruzione del lavori".
Il commissario, nominato dal governo di Paolo Gentiloni nel dicembre 2017, pochi mesi prima delle elezioni, non nasconde poi il suo rapporto complicato con l'esecutivo gialloverde: "Non ho mai parlato col governo. Ho scritto 12 lettere via pec ma non ho avuto nessuna risposta, è una cosa gravissima visto che sono il commissario e il mio interlocutore è il governo. È una situazione paradossale".
Il dibattito sull'alta velocità, affonda ancora Foietta, è "una patacca": secondo il commissario l'opera serve non perché i treni viaggerebbero più in fretta, ma per "aumentare di molto la attuale capacità" di trasporto merci a fronte di una vecchia linea che "non funziona più".
E se si decidesse per lo stop ai lavori, quale procedura bisognerebbe seguire? Foietta non ha dubbi: "La scelta di non farla spetta al Parlamento attraverso un atto di ricusazione di un trattato internazionale ratificato il primo marzo del 2017".
L'eventuale referendum sarebbe consultivo, perché la Costituzione vieta i referendum sui trattati internazionali.Dura la risposta del Movimento 5 Stelle all'audizione. In una nota i deputati scrivono: "È intervenuto da politico e non da tecnico: una messinscena che ci aspettavamo".
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