La compagna Elena non riesce a darsi pace. "Sono arrabbiata con Filippo, ha distrutto tutto"

La 45enne, è disperata: "In un attimo ci siamo rovinati la vita, io e lui"

La compagna Elena non riesce a darsi pace. "Sono arrabbiata con Filippo, ha distrutto tutto"

Gli stava scegliendo un paio di pantaloni. Erano usciti per comprare dei calzoni a Filippo, quel pomeriggio. E alla fine lei li aveva visti in una boutique non troppo distante da dove, poco prima, avevano incontrato Alika che gli aveva chiesto l'elemosina. Per questo lei non compare nell'atroce video dell'aggressione, nel tentativo, istintivo e doveroso, di fermare la furia assassina del suo fidanzato. Se lo sono chiesti tutti come mai la donna non avesse cercato di bloccare, a fatti e a parole, Filippo Ferlazzo mentre uccideva l'ambulante nigeriano. Semplicemente perché lei non era lì.

Filippo era tornato a cercare Alika da solo, mentre lei era entrata nel negozio di abbigliamento, ignara di tutto ciò che stava accadendo a pochi metri da lei. Si chiama Elena D., ha quarantacinque anni, cioè tredici più del suo compagno, fino a poco tempo fa lavorava come cameriera in un ristorante del centro di Civitanova Marche e la descrivono come una donna mora, minuta, con gli occhiali. Non era una storia nata da molto la loro, solo da qualche mese ma erano già andati a vivere insieme. Ed Elena rappresentava di certo (o almeno avrebbe dovuto) un riscatto nella complicata, instabile vita di Filippo, lei e il lavoro che aveva appena trovato in una fonderia a Civitanova Alta. Sì, c'era già stato qualche problema perché lui era eccessivamente protettivo e «non tollerava l'idea che qualcuno o qualcosa potesse farmi del male. Questo scatenava a volte la sua aggressività. Ma mai fino a questo punto». E sì, lei sapeva dei suoi trascorsi, delle sue difficoltà nei confronti della gestione della rabbia, del fatto che la madre di Ferlazzo aveva dovuto farsi nominare suo amministratore di sostegno ed era, naturalmente, conscia dell'importante differenza d'età tra loro e dei problemi economici. Ma per qualche ragione aveva scelto quest'uomo lo stesso.

E di certo non avrebbe mai immaginato di vederselo arrivare incontro, venerdì scorso, sporco di sangue, «Ma cos'hai fatto, Filippo?!». «Andiamo via, ho picchiato uno» le ha sussurrato lui all'orecchio. Non lo ha solo picchiato, com'è noto. Lo ammazzato con una brutalità inaudita durante un'aggressione di quattro interminabili minuti. Prima colpendolo con la stampella alla quale Alika si appoggiava, poi a mani nude. E lo ha lasciato a terra morto. Quando si sono riavvicinati al posto, ad Elena è arrivato addosso l'orrore: «Io ferma là, in Corso Umberto I davanti a quell'uomo per terra che i medici stavano cercando disperatamente di rianimare. Pregavo dentro di me che si risvegliasse, ma poi ho capito che non c'era più niente da fare. E ora la nostra vita, il nostro amore, è distrutto per sempre».

Ha ricostruito tutto davanti agli inquirenti, spiegando che sì, «quell'uomo con la stampella» li aveva avvicinati per chiedere l'elemosina ed era stato un po' insistente e l'aveva trattenuta per un braccio, ma questione di secondi, si era divincolata in fretta e con facilità e tutto era finito lì e lei e Filippo se n'erano andati per la loro strada. Invece Filippo è tornato indietro... Approfittando del fatto che lei aveva finalmente adocchiato quei pantaloni ed era entrata nel negozio. E adesso Elena non si dà pace. Per tutto.

E si sfoga senza remore su Filippo davanti agli inquirenti: «Ora sono molto arrabbiata con lui. In un attimo Filippo ha distrutto tutto, sogni e progetti. Spero che in carcere un giorno si renda conto che ci siamo rovinati la vita. Io e lui».

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