Dalla crisi afghana alla grande partita del Quirinale, passando per la storica incompatibilità con i Cinque Stelle, ora alleati di governo. Maria Elena Boschi accetta un'intervista a tutto campo con il Giornale, in attesa del rientro ufficiale in Parlamento previsto martedì per il caso Afghanistan. La capogruppo alla Camera di Italia viva risponde da una località di vacanza, dove si trova con la famiglia e il compagno, l'attore Giulio Berruti. Si è mossa con riserbo tra Toscana e Lazio, dedicandosi anche alla lettura («niente serie tv, niente film») e al dribbling dei paparazzi che ogni estate la attendono al varco sulle spiagge.
Onorevole Boschi, il governo si sta dimostrando all'altezza della situazione sulla gestione dell'emergenza Afghanistan?
«Il governo italiano sta facendo le mosse giuste. E meno male che abbiamo un premier come Draghi che convoca il G20 anziché uno come Conte che giudica i comportamenti dei talebani come abbastanza distensivi. Anche la politica estera dimostra oggi ciò che avevano già dimostrato le scelte sui vaccini, sulla ripresa economica e sulla giustizia: aver sostituito Conte con Draghi è stato un grande servizio che Italia viva ha fatto al Paese. Prima o poi ce lo riconosceranno tutti».
L'ha delusa il comportamento confuso del presidente degli Stati Uniti Joe Biden naufragato alla prima grande prova internazionale?
«Purtroppo Biden ha sbagliato clamorosamente. Ed è un vero peccato, specie pensando che l'attuale presidente aveva una grande esperienza di politica estera sia come senatore che come vicepresidente. Serve a poco richiamare oggi l'altrettanto grave errore di Trump di credere nel trattato di pace coi talebani. L'inquilino della Casa Bianca è lui, adesso. E lui ha sbagliato».
Lei ha espresso più volte la sua preoccupazione per il futuro delle donne afghane. Non la imbarazza il grande silenzio delle femministe italiane?
«Vorrei che le tante amiche e compagne di mille battaglie si facessero sentire. Ciò che sta accadendo alle ragazze di Kabul ci riguarda non solo perché rischiamo l'esplosione dell'immigrazione e soprattutto nuovi attentati terroristici. Ci riguarda come donne, come esseri umani, come cittadini del mondo. È ripartito il campionato di calcio. Mi spiace che nessuno abbia proposto di inginocchiarsi anche per le ragazze afghane. Una volta che si sceglie la strada di un gesto simbolico così forte come quello di inginocchiarsi, diventa difficile non pensare di farlo anche per quello che sta accadendo alle donne in Afghanistan».
Il ministro degli Esteri Di Maio in spiaggia, l'ex premier Conte che vuole dialogare con i tagliagole, i soliti grillini mai amici dell'Occidente. Non si trova a disagio con una componente della maggioranza agli antipodi rispetto ai valori liberali?
«Ho criticato Di Maio in spiaggia e sono stata la prima a chiedere che lasciasse il mare pugliese per riferire in Parlamento. Ma devo dire che Conte ha fatto peggio, decisamente peggio. Anche quando eravamo al governo noi i grillini volevano dialogare con gli estremisti, allora era l'Isis. Non mi sento a disagio, tuttavia, perché sono stata tra quelli che ha permesso di cambiare Conte con Draghi.
La crisi afghana è scoppiata mentre il Parlamento è chiuso per vacanza e non si è ancora riunito. Sarà un tema populista, ma converrà che si presta a critiche e polemiche.
«È un caso che implica non solo temi umanitari ma anche la questione dei connazionali da rimpatriare. La scorsa settimana ho chiesto che venisse riaperta la Camera, parlando anche con il presidente Fico. Poi si è convenuto, d'intesa con i ministri, di convocare l'assemblea per il 24. Io avrei preferito prima...».
Lei ha twittato: meno male non c'è più Conte a Palazzo Chigi. Si avverte ancora la filiera lobbistica dell'ex premier che punta a condizionare la politica italiana?
«Sempre meno. Ci sono ancora i reduci che continuano a combattere come l'ultimo giapponese cui non avevano detto che la guerra era finita e dunque non voleva arrendersi. Penso al Tg1, a qualche ambiente a cavallo tra magistratura e politica, a qualche nominato in realtà istituzionali e pubbliche che crede di dover aspettare che Conte torni. Ma Conte ormai è il passato di questo Paese, fortunatamente».
Si parla dell'estate dei due Matteo, in riferimento alle convergenze molteplici tra Salvini e Renzi sulla giustizia e altri temi. Pura coincidenza o si profila a lungo periodo un patto politico e generazionale?
«Non vedo alcun patto né politico né generazionale. Una cosa è stata dialogare per mandare a casa Conte, un'altra è immaginare un'alleanza che non esiste. Quanto a Salvini mi fa piacere che faccia sue adesso alcune delle nostre battaglie: dalla prescrizione al reddito di cittadinanza noi lavoriamo per cancellare norme sbagliate fatte da Cinque Stelle ma anche dalla Lega».
Il voto di ottobre potrà condizionare in qualche modo il quadro politico dopo l'autunno?
«No. Il voto amministrativo non lascerà strascichi politici nazionali. Sulle amministrative si concentrano tante attenzioni nei giorni precedenti ma poi dopo due settimane tutto è derubricato - giustamente - a questione locale. Non vedo sconvolgimenti dopo il 3 ottobre. Sicuramente ci sarà un ridimensionamento dei Cinque Stelle ma ormai questo mi sembra un fatto fisiologico».
Prove tecniche di Quirinale: Italia viva ha in mente un nome per il dopo Mattarella?
«No. I nomi si fanno a febbraio 2022. Chi li fa ora vuole solo bruciare i candidati. Pensiamo ai vaccini, alla ripresa economica, alla scuola, all'Afghanistan. Per il Colle c'è ancora tanto tempo».
La legislatura si chiuderà nel 2023 o dopo le elezioni per il Colle si torna al voto?
«Nel 2023, dopo i cinque anni previsti dalla Costituzione. Negli ultimi venticinque anni solo una volta si è votato prima della scadenza dei cinque anni, nel 2008.
Non accadrà di nuovo. E utilizziamo il tempo che abbiamo per fare nel 2022 una grande battaglia in Europa su come cambiare il patto di stabilità, per la tenuta del debito pubblico questa è la nostra priorità, non le elezioni anticipate».
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