In ogni caso il vincitore sarà Luigi Di Maio. Sia che si certifichi la rottura, sia che si trovi una rabberciata intesa, la sfida premierà l’ex capo politico. Diventando il leader, anche se solo sulle macerie del Movimento 5 Stelle. Nell’estenuante partita di scacchi iniziata nel M5S c’è già chi ha dato “scacco al re, in questo caso Giuseppe Conte”, come dicono fonti interne: è proprio lui, l’attuale ministro degli Esteri, che ha indossato i panni del grande mediatore. La chiave di volta è stata propria la trattativa avviata con il faccia a faccia tra Di Maio e l’ex presiedente del Consiglio. Preziosa è stata la sponda dei gruppi parlamentari.
Durante le ore più roventi, quando la tensione tra Beppe Grillo e Conte era all’apice, l’ex viceministro dello Sviluppo, Stefano Buffagni, ha agito da pompiere sugli eletti di Camera Senato, spegnendo i bollenti spiriti e portandoli a più miti consigli. Il tutto in nome di un confronto, capace di coinvolgere i parlamentari. L’operazione ha prodotto una sorta di tragua tra deputati e senatori pentastellati, spaccati tra contiani e fedelissimi grillini: è stata scongiurata la conta, facendo prendere quota all’ipotesi di una mediazione che sembrava impossibile fino a qualche minuto prima.
Conte costretto a frenare
La strategia ha funzionato: la spinta al dialogo è stato questo il grimaldello per penetrare nella rottura tra garante e leader in pectore. Una fase nuova che ha spianato la strada al Di Maio in versione sarto: “Troveremo una soluzione comune per far ripartire questo progetto il prima possibile”, ha scandito in una delle poche e studiatissime uscite pubbliche sulla situazione nel Movimento. La corsa verso il precipizio è stata quindi frenata.
“Adesso Conte non può accelerare verso lo scontro finale con Grillo e quindi sulla nascita di un suo partito”, ragionano tra i 5 Stelle. Il motivo? “Così lascerebbe intendere che è lui a voler abbandonare il rilancio del Movimento, mettendosi in proprio. E questo non sarebbe un buon punto di partenza”, spiegano a IlGiornale.it dal M5S. La dinamica nel frattempo “ha rafforzato Luigi”, sottolinea un parlamentare fedelissimo all’ex capo politico.
Le mosse di Di Maio
Certo, i saggi individuati sono sette. Ma è chiaro che il ruolo più importante è stato quello di Di Maio, anche superiore rispetto a Roberto Fico, “oscurato dal suo ruolo istituzionale di presidente della Camera”, osservano fonti interne. Anche se, a quanto risulta, i due sono stati in contatto costante per raggiungere l’obiettivo. Così il ministro degli Esteri “sarà di fatto il vero punto di riferimento del M5S, perché capace di unire contiani e grillini della prima ora”, ribadiscono.
Comunque vada, per lui sarà un successo. Perché se la trattativa dovesse andare in porto, sarebbe inevitabilmente il numero due di Conte, “il suo commissario”, si mormora maliziosi nel Movimento.
E se le cose dovessero precipitare Di Maio sarebbe il vero vertice dei 5 Stelle nel triumvirato immaginato con Fico e Virginia Raggi. In questa incertezza, un fatto è trapelato: “Luigi resta nel Movimento”, scommette chi lo conosce bene. Con i galloni del leader, anche se non per forza in veste ufficiale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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