In vista delle comunicazioni di Mario Draghi al Parlamento sulla guerra tra Russia e Ucraina previste per martedì i partiti sono alla ricerca di unità. L'obiettivo delle forze politiche è il voto compatto di maggioranza e opposizione su una risoluzione unitaria. Ci sta lavorando il presidente della Commissione Esteri della Camera Piero Fassino del Pd. Fassino, insieme all'omologo del senato Vito Petrocelli del M5s, accusato in passato di posizioni pro-Putin e filocinesi, sta limando il testo da sottoporre al vaglio della riunione di lunedì dei capigruppo delle commissioni Esteri. Il documento sarà poi discusso in una riunione con i presidenti dei gruppi parlamentari. Fassino parte da un presupposto, su cui non si intravedono divisioni tra i partiti: «La condanna dell'invasione russa deve essere netta». Si punta a un voto all'unanimità su un documento che contenga anche un'autocritica all'Occidente per aver sottovalutato una situazione che si trascina da anni. Più caldo invece è il capitolo delle sanzioni alla Russia. Fassino cerca una mediazione: «Le sanzioni possono penalizzare anche noi. Per questo occorre mettere in campo iniziative per ridurre l'impatto sulla nostra economia con strategie di diversificazione». È l'opzione dell'esclusione di Mosca dal sistema Swift a dividere i partiti.
Il segretario del Pd Enrico Letta ha commentato con un «Bene. Molto bene» la nota di Palazzo Chigi in cui si fa sapere che l'Italia appoggerà in pieno la linea dell'Ue, inclusa l'ipotesi Swift. «È un momento particolare in cui si sta facendo la storia - spiega Letta al congresso dei Radicali Italiani - in questi giorni credo sia decisivo che ognuno di noi scelga da che parte della storia stare». Meno muscolare la linea di Giuseppe Conte. «Le sanzioni alla Russia devono trovarci compatti e risoluti», dice Conte al Corriere della Sera senza affondare su Swift. L'ex premier propone: «Lavoriamo subito per un piano di Recovery di guerra». Matteo Renzi all'assemblea nazionale di Italia Viva rilancia su «un fondo europeo di 10,8 miliardi di euro per le nostre aziende che pagano il prezzo delle sanzioni».
Ancora più prudente la posizione di Matteo Salvini. «Se blocchi la possibilità di fare pagamenti bancari metti in conto che fra qualche settimana l'Italia possa rimanere al buio e al freddo», dice il segretario della Lega dopo l'incontro con il console ucraino a Milano. «Cerchiamo di fare tutto il possibile senza lasciare milioni di italiani al freddo e senza costringere l'Italia al blackout», obietta Salvini. Fratelli d'Italia auspica un voto unitario in Parlamento e consegna tre priorità a Fassino. «Noi siamo stati i primi a dare la disponibilità a lavorare sul piano internazionale nell'interesse della nazione», rivendica il capogruppo di Fdi alla Camera Francesco Lollobrigida. I meloniani propongono un meccanismo di compensazione per bilanciare i danni tra i paesi che le infliggeranno, il riconoscimento dello status di rifugiati agli ucraini in Italia ed Europa e sanzioni per colpire i finanziamenti al settore bellico russo. Anche Enrico Borghi, deputato del Pd, si augura «la massima convergenza del Parlamento». Mentre Antonio Tajani da Forza Italia sottolinea: «I nostri paesi non devono pagare il prezzo maggiore, è necessaria una riforma del patto di stabilità». Anche LeU con il ministro Roberto Speranza è «per sanzioni molto dure» ma «deve tornare in campo la diplomazia».
Intanto Salvini deve difendersi dalle accuse di essere stato in passato troppo vicino a Putin.
A chi gli chiede se si sia pentito della sua frase del 2015 «cedo due Mattarella per mezzo Putin», Salvini ribatte: «Se vogliamo parlare di guerra siamo nel 2022 e stiamo lavorando per bloccarla. I pentimenti si fanno in chiesa».
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