Poteva non finire nel tritacarne Roberto Vannacci, l'uomo nero che (a detta dei suoi critici) odia il nero? Certo che no. L'europarlamentare della Lega è incalzato: «Che ne pensa dei vandali che hanno dipinto di rosa il murale raffigurante Paola Egonu?». E lui: «Esprimo la mia condanna per l'atto che ha deturpato l'opera. Questo gesto è un oltraggio alla realtà che, come dico sempre, è oggettiva, immodificabile e non può offendere alcuno».
Vannacci era stato tirato in ballo dal capogruppo 5Stelle alla Camera Francesco Silvestri: «Chi ha imbrattato a Roma il murale di Laika è un delinquente sobillato da chi in questi giorni ha usato parole vergognose sulla italianità della Egonu». Ossia il generale. Il quale però, condanna la pittata di rosa: «Sogno un Paese in cui non esistano i delitti di opinione e dove nessuno possa essere condannato, censurato o falsificato per le idee che esprime in qualsiasi manifestazione artistica o del suo pensiero». Poi però precisa: «Riconduco l'attacco al murale a quelle manifestazioni di chi fa interpretare il ruolo di Giulietta o della regina d'Inghilterra a attrici nere o a chi vorrebbe modificare le fiabe e i racconti della nostra tradizione in base ad assurde teorie che riconducono tutte all'ideologia della cancellazione della cultura».
Come a dire: a furia di violentare a nostra cultura in nome del politically correct, che ci porta a eliminare i sette nani di Biancaneve e a far diventare la Sirenetta di colore, l'effetto contrario è quello. E la polemica continua. Ma la Lega difende il «suo» uomo: «Continuare ad attaccare Vannacci non serve a nessuno»
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