«Sono pronto a compromessi». Con queste parole di ieri sera il presidente ucraino Zelensky ha fatto tirare un sospiro di sollievo al mondo. Oggi va in scena il quarto round di trattativa in Turchia con il fiato sospeso. «In ogni trattativa il mio obiettivo è porre fine alla guerra con la Russia. E sono anche pronto a determinati passi. Si può arrivare a dei compromessi ma questi non devono rappresentare un tradimento del mio Paese», ha detto Zelensky, in un'intervista alla Bild on line. «Anche la controparte deve essere pronta a muoversi, perciò si chiamano compromessi. E solo così possiamo uscire da questa situazione. Dei dettagli non posso ancora parlare». «Non abbiamo ancora avuto un contatto diretto fra presidenti. Solo dopo colloqui diretti fra i due presidenti possiamo chiudere questa guerra», ha concluso.
Oggi i ministri degli Estri russo e Ucraino si «incontreranno davvero» ad Antalya, in Turchia. La Russia vuole tenere colloqui con l'Ucraina «il prima possibile, dipende dalla volontà di Kiev», aveva fatto sapere ieri mattina il portavoce del Cremlino Peskov citato dalla Tass aggiungendo però che le Repubbliche di Donetsk e Lugansk sono «Stati sovrani e indipendenti» e che Kiev dovrebbe riconoscerli come tali. Partenza in salita, però si parte perchè almeno la volontà di incontrarsi c'è. «Noi pensiamo che dal momento che l'Ucraina l'ha confermato, l'incontro si terrà davvero, in particolare perché è stato organizzato dalla Turchia, che ospita l'evento a margine del quale è previsto che si tenga l'incontro», ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, alla vigilia del previsto incontro ad Antalya, in Turchia, tra il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e l'omologo ucraino Dmitry Kuleba. Zakharova ha spiegato che la Russia si sta preparando per i colloqui ma senza necessità di affrettare le cose. Ieri intanto Lavrov è volato in Turchia.
Dall'altra parte, il capo della diplomazia di Kiev, Dmytro Kuleba in un video su Facebook mette le mani avanti: «Le aspettative sui colloqui di oggi ad Antalya, con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov sono limitate», ha detto in video, nel quale ha confermato che sarà presente ai colloqui, ai quali si presenterà «in buona fede, non con una prospettiva propagandistica». «Siamo interessati a un cessate il fuoco, a liberare i nostri territori e il terzo punto è risolvere tutte le questioni umanitarie», ha elencato. In serata i segnali sono diventati sempre più positivi.
Una dichiarazione ha vinto su tutte: l'Ucraina è pronta a «una soluzione diplomatica» e a discutere la richiesta russa di neutralità, ma non cederà «un solo centimetro» di territorio a Mosca ha detto in un'intervista a Bloomberg Tv Ihor Zhovkva, vice capo dello staff del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e uno dei suoi principali consiglieri di politica estera. «La nostra prima condizione per avere un simile negoziato - dice Zhovkva - è l'immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe».
Intanto ieri c'è stata una nuova telefonata tra Putin e Scholz in due leader hanno discusso degli «sforzi politico-diplomatici» sulla crisi in Ucraina, «compresi i risultati del terzo round di colloqui tra le delegazioni russa e ucraina», e degli «aspetti umanitari», tra cui «le misure per aprire corridoi umanitari per l'evacuazione dei civili». «Quello di cui abbiamo bisogno adesso è una tregua», ha invocato Scholz ad una conferenza stampa insieme al premier canadese Trudeau.
E ora il mondo spera che ad avere ragione sia il Jerusalem Post che due giorni fa scriveva: il negoziato tra Ucraina e Russia è «molto più serio di quanto l'Occidente non sostenga», le divergenze tra le parti «non sono grandi» e la proposta che la Russia ha fatto all'Ucraina è «difficile» ma non «impossibile», citando «fonti informate» sul contenuto dell'incontro che c'è stato a Mosca tra Bennett e il presidente russo.
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