L'economia italiana registra segnali di miglioramento anche se il contesto macroeconomico resta complesso. A evidenziarlo è Confcommercio, il cui Indicatore dei consumi (Icc) ha segnato un aumento dello 0,2% a novembre e dicembre. Il Pil, pur mostrando un rallentamento nella crescita mensile, ha chiuso l'anno con una variazione dello 0,8%. Questo dato, pur inferiore di due decimi rispetto alle stime del Piano strutturale di bilancio (Psb), supera l'ultima previsione del ministro dell'Economia Giorgetti (+0,7%). Secondo Confcommercio, il turismo ha avuto un ruolo positivo, contribuendo a ridurre il divario tra consumo potenziale ed effettivo. Le indicazioni maggiormente positive provengono dai settori della comunicazione (+8,2%), della mobilità (+2,8%) e dei beni per la casa (+1%). Anche il comparto alberghiero e della ristorazione ha visto una crescita dello 0,5%. Tuttavia, permangono difficoltà per il settore alimentare (-0,5%) e per il comparto automotive (-0,2%).
Le valutazioni di Bankitalia e del Fondo Monetario Internazionale si rivelano, invece, più caute. Secondo il Bollettino economico di Via Nazionale, il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,8% nel 2025 e dell'1,1% nel 2026, mentre l'attività economica è rimasta debole nello scorso trimestre. L'istituto sottolinea come il rallentamento del commercio internazionale e il rischio di dazi statunitensi possano frenare ulteriormente la ripresa, con un impatto significativo sulle pmi italiane, che dipendono in larga misura dall'export verso gli Stati Uniti.
L'Fmi, nel suo ultimo World Economic Outlook, stima una crescita del Pil allo 0,6% per il 2024, in calo rispetto alla previsione dello 0,7% di ottobre. Per il 2025, il Pil è atteso allo 0,7%, mentre nel 2026 si prevede un'accelerazione allo 0,9%. Sulle stime influiscono il rallentamento dei progetti del Pnrr e le incertezze globali tra cui la politica economica della nuova amministrazione Trump.
Anche Confindustria guarda al 2025 con preoccupazione. Nella sua Congiuntura flash, il Centro studi segnala un'influenza negativa dei rincari energetici e del quadro geopolitico. A gennaio 2025, il prezzo del gas naturale in Europa ha raggiunto i 48 euro/Megawattora, mentre il Prezzo unico nazionale dell'elettricità in Italia si è attestato a 139 euro/Megawattora, ben al di sopra della media europea. Nonostante la diversificazione delle forniture energetiche, questi costi continuano a pesare su imprese e famiglie.
Sul fronte dei settori produttivi, il terziario mostra segnali positivi, con un indice Pmi sopra la soglia di crescita (50,7), mentre l'industria resta in difficoltà così come i consumi e l'export.
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