La Confindustria di Carlo Bonomi punta su Roberto Gualtieri come elemento insostituibile di qualsiasi nuovo esecutivo. Il presidente degli industriali ieri è intervenuto a Mezz'ora in più per dare maggior risalto alla voce delle imprese e incidere sull'attuale fase politica. «Confindustria non fa scelte di persone e di partiti», ha detto Bonomi sottolineando di riconoscersi «nelle priorità indicate dal presidente della Repubblica, dobbiamo affrontare le tre crisi» sanitaria, economica e sociale e «sono importanti le caratteristiche del governo, non chi lo compone».
Secondo il numero uno degli imprenditori, occorre un governo «serio, autorevole e competente» perché «bisogna fare le riforme e i miliardi del Recovery Fund devono essere scaricati subito». Bonomi è poi sceso nello specifico con un endorsement al titolare del dicastero di Via XX Settembre. «Per il bene del Paese alcune persone devono restare e faccio riferimento al ministro dell'Economia», ha aggiunto ricordando che «quello che portiamo a casa con il Recovery fund è merito del ministro Gualtieri». In particolare, ha proseguito, «deve essere mantenuto perché bisogna fare presto, abbiamo bisogno di mettere persone che ci garantiscono nell'azione di governo; Gualtieri ci ha sempre ascoltato, ha dimostrato capacità di comprendere i temi anche se a volte non è andato nella direzione che speravamo, ma è una riserva della Repubblica». Un nome, dunque, c'è, Confindustria lo ha fatto e non è quello dell'attuale premier. «Con Conte abbiamo personalmente un ottimo rapporto ma non si è trasformato in un qualcosa che ha dato sostanza per quelle misure che servono al Paese», ha puntualizzato il presidente.
È, perciò, tutt'altro che una casualità il fatto che Bonomi abbia indicato alcune linee di azione sulle quali l'esecutivo dovrebbe concentrarsi. In primo luogo, lo stop al blocco dei licenziamenti. «Laddove ci sono settori che hanno grosse sofferenze e per decreto di stato sono chiusi, lì dobbiamo intervenire con la cassa Covid gratuita e con il blocco dei licenziamenti, ma sui settori che avranno una ripresa noi diciamo dateci la possibilità di liberare: abbiamo perso 660mila posti di lavoro e non abbiamo ancora visto qual è l'uscita». Consequenziale è il tema della riforma degli ammortizzatori sociali. «Le imprese - ha chiosato - sono contributori netti per la cassa ordinaria per 2,4 miliardi e quindi se deve essere universale, allora tutti devono contribuire». Un'esternazione che creerà nuovi contrasti con la Cisl il cui segretario Annamaria Furlan ieri ha ribadito l'esigenza di prolungare ulteriormente lo stop ai licenziamenti e la cassa Covid per tutti i settori.
Bonomi ha poi espresso contrarietà all'introduzione di nuove imposte su patrimoni. «In Italia ci sono 17 patrimoniali per un gettito di 37 miliardi», ha precisato affermando che la crescita del risparmio privato è data «dal grande clima di incertezza per l'azione politica del governo», mentre «le imprese, che prima avevano un cash flow che ripagava il debito in 2,2 anni, ora lo ripagano in 4,8 anni, 11 anni per l'automotive: la patrimoniale non risolve nulla, il governo deve pensare a come far crescere il Paese ma non lo vedo concentrato su questo tema».
Il presidente di Confindustria ha infine criticato la gestione dell'emergenza.
«Non abbiamo un piano vaccinale, la gestione dei registri vaccinali è regionale e non centrale, abbiamo i bandi per le primule mentre gli altri Stati hanno utilizzato le grandi infrastrutture come centri vaccinali», ha detto osservando che «sui vaccini l'Europa ha fatto una scelta molto amministrativa che non ha avuto successo, pubblico e privato avrebbero dovuto lavorare assieme».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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