Confindustria critica il Dl Dignità e Di Maio insulta: "Fate terrorismo"

Viale dell'Astronomia: "Frena le imprese e farà crollare l'occupazione. No alle causali per i contratti a tempo". Il ministro M5S: "Sono quelli che sostenevano il referendum"

Confindustria critica il Dl Dignità e Di Maio insulta: "Fate terrorismo"

Roma - Tempi duri per Luigi Di Maio. Il suo provvedimento bandiera, il decreto dignità che ha varato nelle vesti di ministro del Lavoro continua a incassare critiche dai principali interlocutori dell'altro dicastero che gli è stato assegnato, quello dello Sviluppo economico.

L'audizione parlamentare di Confindustria sulla legge che limita i contratti a termine e penalizza le aziende che delocalizzano è stata un concentrato di critiche al provvedimento. Il decreto legge Dignità «pur perseguendo obiettivi condivisibili, tra cui il contrasto all'abuso dei contratti flessibili e alle delocalizzazioni selvagge, contiene misure e adotta strumenti che renderanno più incerto e imprevedibile il quadro delle regole in cui operano le imprese, disincentivando gli investimenti e limitando la crescita», ha spiegato il direttore generale Marcella Panucci parlando alle commissioni Finanze e Lavoro della Camera. «Mi riferisco, in particolare, - ha aggiunto - al superamento di alcune innovazioni contenute nel Jobs Act, che hanno contribuito al miglioramento del mercato del lavoro, nonché all'introduzione di regole poco chiare e punitive in materia di delocalizzazioni».

Per Confindustria «occorrerebbe evitare brusche retromarce sui processi di riforma avviati». Concetti molto simili a quelli espressi dal presidente degli industriali Vincenzo Boccia pochi giorni fa. In sintesi, con questi vincoli l'effetto non può che essere una perdita di posti di lavoro. Male il ritorno della causale. Tentare di frenare le delocalizzazioni come fa il decreto, frena le imprese a vocazione esportatrice.

Sul lavoro l'obiettivo di Confindustria è di circoscrivere perlomeno le causali abolendole per i contratti a termine. «Il fatto che per contratti tra i 12 e i 24 mesi sia richiesto alle imprese di indicare le condizioni del prolungamento, esponendole all'imprevedibilità di un'eventuale contenzioso, finisce nei fatti per limitare a 12 mesi la durata ordinaria del contratto a tempo determinato, generando potenziali effetti negativi sull'occupazione», ha spiegato Panucci.

Non è solo Confindustria a bocciare il decreto. Domani c'è attesa per l'audizione di Tito Boeri dopo le polemiche sulla stima Inps che ha previsto 8.000 posti di lavoro persi ogni anno a causa del decreto.

Ma la risposta del leader pentastellato è stata un attaccato pesante a Panucci e viale dell'Astronomia. La replica è arrivata via Facebook. «Non possiamo più fidarci di chi cerca di fare terrorismo psicologico per impedirci di cambiare». Gli industriali che criticano «sono gli stessi che gridavano alla catastrofe se avesse vinto il no al Referendum, poi sappiamo come è finita. Sappiamo come finirà anche in questo caso».

Dichiarazione talmente forte da costringere il premier Giuseppe Conte a correggere il tiro, senza comunque smentire il vicepremier e leader del Movimento 5 stelle. «Confindustria fa la sua parte però secondo me fraintende perché a leggere con attenzione il Decreto dignità non ha nulla da temere».

Di Maio non intende fare passi indietro. Al contrario ha confermato che se al tavolo sui «rider», cioè dei lavoratori che fanno consegne per le piattaforme digitali tipo Foodora o Deliveroo, non sarà trovata un'intesa, la stretta sarà inserita nel decreto dignità come emendamento.

Il leader M5S è in una situazione non facile. Pressato dalla concorrenza della Lega di Matteo Salvini, sulla cresta dell'onda grazie alle scelte sull'immigrazione, cerca temi popolari tra le sue competenze come ministro. Sfida molto difficile.

Va inquadrato i questo contesto anche l'attacco di martedì alle banche che ieri ha incassato altre critiche. «La politica rispetti le imprese, qualunque mestiere esse facciano e se ha delle critiche le faccia con nome e cognome motivandole perché le critiche generiche non funzionano e diventano un boomerang», ha protestato Luigi Abete, presidente di Bnl.

Oggi sarà la volta del presidente dell'Inps, al

quale presumibilmente verranno chieste spiegazioni sulla relazione tecnica del decreto con le stime dell'istituto di previdenza. Un'altra occasione di polemizzare che, con tutta probabilità, Di Maio non si farà sfuggire.

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