Da un lato i giudici, dall'altro il consiglio regionale. Quel che è certo è che la parola fine sulla decadenza della presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, non arriverà in tempi brevissimi.
Infatti, dopo l'ordinanza-ingiunzione del collegio elettorale della Corte d'Appello di Cagliari che venerdì ha dichiarato la decadenza di Todde per irregolarità sul rendiconto delle spese elettorali, è probabile che il consiglio regionale, chiamato a pronunciarsi sul provvedimento, attenderà l'esito dei ricorsi della presidente. «La notifica della Corte d'appello è un atto amministrativo che impugnerò nelle sedi opportune», ha spiegato venerdì Todde. Dal punto di vista giudiziario, la questione dell'ineleggibilità - che sarebbe il presupposto per l'eventuale decadenza di Todde - dovrebbe rientrare sotto la competenza del giudice ordinario, quindi del Tribunale di Cagliari. Invece, l'eventuale decisione sulla decadenza, che spetta al Consiglio regionale, dopo un passaggio nella Giunta delle elezioni, potrebbe essere impugnata davanti al Tar. Ma, essendo la situazione un unicum a livello nazionale, non sono ancora chiarissime tutte le fasi e potrebbero essere presentati anche più ricorsi, sia alla giustizia ordinaria sia amministrativa, con la richiesta di sospensiva della decadenza. «Sono serenamente al lavoro», ripete Todde ieri in mattinata, dopo un vertice con i capigruppo di maggioranza. Per il momento, dunque, il consiglio regionale dovrebbe attendere l'esito dei ricorsi di Todde. Con il tribunale che potrebbe sospendere gli effetti della decadenza. Un provvedimento, quello di venerdì, composto da dieci pagine e con sette punti contestati alla presidente sarda. Tra le accuse più gravi, quella secondo cui «non risulta essere stato nominato il mandatario, la cui nomina deve ritenersi obbligatoria». E ancora, secondo il Collegio, «non risulta essere stato aperto un conto corrente dedicato esclusivamente alla raccolta dei fondi». Poi altri due punti: «Non è stato prodotto l'estratto del conto corrente bancario o postale» e che «non risultano dalla lista movimenti bancari i nominativi dei soggetti che hanno erogato i finanziamenti per la campagna elettorale». «A nostro avviso, pur nel rispetto del lavoro del Collegio di garanzia, non ci sono i presupposti per la decadenza», replica Stefano Ballero, avvocato di Todde. «Stiamo studiando gli strumenti giuridici più idonei per contestare nel merito il provvedimento», spiega ancora il legale.
In attesa dell'esito dei ricorsi e della possibile sospensiva che permetterebbe a Todde di continuare il suo lavoro, la politica prende tempo. Poi la palla passerà al consiglio regionale. «I consiglieri che condivideranno le tesi del Collegio voteranno per la decadenza, quelli che invece saranno d'accordo con le controdeduzioni della presidente voteranno contro», conferma il costituzionalista Stefano Ceccanti, ex deputato del Pd. Anche secondo Andrea Pubusa, già docente di diritto amministrativo all'Università di Cagliari, il consiglio regionale non è obbligato a dichiarare la decadenza. «È un organo legislativo i cui membri, eletti dal corpo elettorale, decidono secondo scienza e coscienza», scrive Pubusa sul sito Democrazia Oggi. «E se si ritiene che abbia un obbligo di adeguarsi? Sarà il governo a stabilirlo e, di conseguenza, a chiedere al presidente della Repubblica lo scioglimento.
Solo il Capo dello Stato può - secondo lo Statuto sardo - provvedere allo scioglimento dell'Assemblea», spiega ancora il giurista. A decidere sulla decadenza di Todde e dell'assemblea sarda, mandando o meno la regione al voto, saranno i giudici e i consiglieri regionali.
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