"Fa ride? Fa piagne". Così Sergio Leone smontò Carlo Verdone

Il maestro del cinema decise di fargli da produttore, ma il primo soggetto proposto non lo convinse affatto: iniziò così una collaborazione che avrebbe cambiato la vita di Carlo

Screen
Screen
00:00 00:00

Gira dei filmetti underground con la super 8 che ha comprato direttamente da Isabella Rossellini, sognando un giorno di poter sfondare. Sono "poemetti visivi", dice lui. In giro però li apprezzano alquanto e questo lo spinge ad iscriversi al Centro sperimentale. Carlo Verdone sa che quella è la direzione giusta. Inizia a fare il documentarista, poi l'assistente in alcuni film, quindi arriva la chiamata della televisione.

La trasmissione si chiama "Non stop" e lui la caratterizza con una sequela di personaggi irresistibili. Da lì a poco trilla il telefono. Dall'altro capo della cornetta c'è la voce spessa, pastosa, di sua maestà Sergio Leone: "Sarò il tuo prossimo produttore", gli dice. Carlo quasi sviene. Non può letteralmente crederci. "Quello è stato per me - ha raccontato di recente, a Passa dal Basement - il cambio della vita".

Perchè, da quando aggancia il telefono, capisce che il cinema può diventare davvero la sua strada principale. Il percorso è però tutt'altro che agile. "Io devo ancora capì perché me fai ride", gli dice Leone quando si incontrano. "Io non lo so perché, sembri un impiegato del catasto, eppure... c'hai una faccia de gomma". Rimugina, Sergio, inspirando cumuli di aria dalle narici e dalla bocca, come per nutrire quei pensieri intricati.

"Ho scritto un soggettino - rilancia Carlo - magari glielo porto, così lo legge". Leone gli dice di sì. "Vieni domani". Adesso Carlo sente di poter giocare davvero le sue carte. Lascia il soggetto e torna il giorno dopo, fremente. "L'ha letto maestro? Fa ride?". Leone solleva lo sguardo dal foglio, accigliato. "Fa piagne", emette la sua sentenza.

Inizia da lì la ricerca dello sceneggiatore perfetto da mettere accanto a Verdone, perché, come dice Sergio, "Tu non hai nessun tipo d'esperienza". Così questa coppia stranamente assortita si mette a scampanellare a tutti gli scenaggiatori e i registi di Roma, alla disperata ricerca di qualcuno che riesca a cogliere la cifra di Verdone e che lo aiuti a trasmetterla con quelle competenze che a lui mancano.

"Andammo da chiunque - racconta Verdone - e tutti dicevano la stessa cosa: Sergio, ma questo c'ha un mondo tutto suo, c'ha dei personaggi tutti suoi. Soltanto lui può governarli". Allora Leone si convince, lo guarda e gli dice: "Sai che c'è? Che te lo dirigi da solo. Domani vengono Benvenuti e De Bernardi - gli sceneggiatori di Amici miei - e ti seguono loro".

L'incipit di un percorso che porterà

Verdone a capire come si scrive una sceneggiatura perfetta: "Ci ho messo tre anni, ci sono riuscito con Borotalco". Un film che stappa una carriera luminosa. Partita con una fragorosa bocciatura, come nelle migliori trame.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica