Conquista casa per casa e dissuasione nucleare. Il doppio binario di Mosca

Conquistare e dissuadere. Sono le due parole d'ordine del Cremlino mentre il calendario segna inesorabilmente l'avvicinarsi del primo mese di guerra

Conquista casa per casa e dissuasione nucleare. Il doppio binario di Mosca

Conquistare e dissuadere. Sono le due parole d'ordine del Cremlino mentre il calendario segna inesorabilmente l'avvicinarsi del primo mese di guerra. Conquistare, in uno scenario in cui il fattore tempo si fa sempre più pressante, significa per Mosca garantirsi entro pochi giorni il controllo delle città sul fronte tra Mariupol a Odessa. Prendere la costa, togliendo a Kiev l'accesso al mare, equivale a chiudere il lato orientale del «risiko» ucraino per poi congiungersi con le colonne in discesa dal fronte settentrionale di Kharkiv. Ma un'avanzata veloce rischia inevitabilmente di essere anche assai brutale. E questo sul fronte della comunicazione si traduce in scelte strategiche diametralmente opposte a quelle di Kiev. Il presidente Volodymyr Zelensky gioca, fin dall'inizio, la parte del piccolo Davide contro il gigante Golia. Una parte indispensabile per continuare a invocare l'aiuto politico e militare dell'Occidente. I generali russi mettendo in campo nuovi armamenti capaci di incutere timore e paura scelgono invece la parte dei «cattivi». L'obbiettivo è convincere la Nato, e soprattutto il suo ventre molle europeo, a contenere gli aiuti militari evitando così un'escalation capace di trascinarci verso una guerra mondiale o, peggio, nucleare. La comprensione di questo scenario bellico e propagandistico è fondamentale per capire a cosa punti - in una strategia di «conquista» e «dissuasione» - l'esibizione e l'impiego dei missili a lungo raggio Kalibr e di quelli ipersonici Kinzhal. Partiamo dallo scenario bellico ovvero dalla necessità di conquistare in breve tempo la zona tra Mariupol e Odessa. Le immagini di Mariupol fanno capire quanto dura, lenta e sanguinosa sia la conquista di un centro urbano ricorrendo soltanto ai combattimenti casa per casa. L'assedio di Mosul, difesa dai militanti dell'Isis con armi assai meno sofisticate di quelle in dotazione agli ucraini, richiese ben nove mesi di combattimenti durante i quali persero la vita almeno 6mila civili. Un tempo inconciliabile con le esigenze del Cremlino che a Mariupol punta alla vittoria finale nel giro di pochi giorni. Ma in uno scontro urbano l'unica alternativa ai combattimenti casa per casa sono i bombardamenti di estrema precisione come quelli messi a segno da Israele a Gaza. Mosca non ha, però, il pieno controllo dello spazio aereo e quindi non può affidarsi alle cosiddette bombe «intelligenti» senza mettere a rischio i propri caccia-bombardieri minacciati non solo dai missili Stinger, ma anche da contraeree di più ampia portata. In questo contesto l'impiego dei missili di lungo raggio rappresenta l'unico mezzo capace di neutralizzare in tempi brevi i centri di resistenza ucraini. I missili ipersonici Kinzhal, piombando sull'obbiettivo ad una velocità pari a dieci volte quella del suono uniscono l'effetto cinetico a quello dell'esplosivo tradizionale disintegrando difese e bunker impenetrabili per le normali bombe. I missili Kalibr, lanciati da navi o sottomarini distanti fino a 4mila chilometri, sono invece l'equivalente dei missili Tomahawk utilizzati fin qui solo da Stati Uniti e dai loro alleati inglesi. Missili che abbiamo visto all'opera in Afghanistan, Iraq, Serbia, Siria e Libia dove sono stati utilizzati, per distruggere centri di comando e comunicazione o insediamenti militari circoscritti. La differenza tra Tomahawk e Kalibr la fa, sul fronte ucraino, l'impiego in un contesto urbano dove è sempre complesso distinguere tra obbiettivi militari e civili. L'utilizzo di queste armi per accelerare la conquista di Mariupol Odessa e altri centri urbani rischia dunque di avere un effetto devastante in termini di vite umane. I russi, in questo contesto, puntano anche sull'effetto dissuasivo. Cinicamente l'utilizzo di testate così devastanti spinge alla fuga gli abitanti e trasforma in obiettivi isolati i militari. In un contesto più ampio, invece, l'effetto dissuasivo riguarda anche noi. Fino a qualche anno fa l'utilizzo dei missili Tomahawk era un'esclusiva di americani e inglesi. Mosca usandoli ci fa capire di avere le stesse potenzialità distruttive dei nostri migliori alleati. Ma non solo.

Impiegando armi così devastanti su un fronte limitato come quello ucraino punta a farci capire che nel caso di scontro con la Nato si potrebbe arrivare all'utilizzo di arsenali anche peggiori. E questa, alla fine, si chiama «dissuasione» nucleare.

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