L'occhio di Palazzo Chigi è sulle prime mosse economiche del rieletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Dal punto di vista politico, la sintonia tra il governo Meloni e il nuovo inquilino della Casa Bianca, è abbastanza solida. Il presidente del Consiglio Meloni ha avuto ieri sera un primo colloquio telefonico con Trump per congratularsi della vittoria. É stata l'occasione per confermare, riferisce la nota di Palazzo Chigi, la «solida alleanza, il partenariato strategico e la profonda e storica amicizia che da sempre legano Roma e Washington». Nel corso della telefonata Meloni e il Presidente eletto hanno espresso la volontà «di lavorare in stretto coordinamento su tutti i principali dossier internazionali, a partire dalla guerra in Ucraina e dalla crisi in Medio Oriente», con l'«obiettivo comune di promuovere stabilità e sicurezza, anche nel quadro dei rapporti con l'Unione europea». Hanno affermato «l'intenzione di proseguire il percorso di rafforzamento delle già eccellenti relazioni bilaterali, fondate su valori e principi condivisi», concordando sull'opportunità di «mantenersi in stretto contatto».
C'è però l'incognita sugli effetti che l'Italia potrebbe subire da una possibile virata protezionistica dell'amministrazione Trump. L'Italia è un'economia esportatrice e il mercato di sbocco degli Usa rappresenta ormai stabilmente metà o più del nostro avanzo commerciale. «Lavoreremo con grande impegno, anche perché abbiamo visto un atteggiamento positivo nei confronti dell'Italia da parte di Trump. Sono ottimista su questo punto» dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, non si sbilancia su un presunto isolazionismo americano e sull'adozione di una politica dei dazi: «Speriamo di no, è presto per dirlo». Dossier economico a parte, nel governo c'è comunque, soddisfazione per l'esito delle presidenziali. Meloni formula gli auguri su X: «Le più sincere congratulazioni a Trump. Italia e Stati Uniti sono nazioni sorelle, legate da un'alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico che sono certa rafforzeremo ancora di più». Il più trumpiano dell'esecutivo è Matteo Salvini che già in piena notte ha iniziato a festeggiare la vittoria del Tycoon: «Se avessero potuto votare i giornalisti e politologi italiani, avrebbe vinto la Harris, ma ha votato la gente, bianchi, neri, latini, giovani, anziani, milioni di donne e uomini liberi e per la prima volta Trump ha preso la maggioranza dei voti popolari non solo dei delegati». L'altro dossier centrale tra Italia e l'amministrazione Trump riguarderà la politica estera. Sul ruolo della Nato il neopresidente si è espresso in modo netto: «Difenderemo solo chi investe in Difesa». «Non credo che si possa mettere assolutamente in discussione la Nato. È giusto che l'Europa faccia di più all'interno. Anche sull'aumento delle spese l'obiettivo è il 2% e deve essere perseguito» ha spiegato Tajani. Ricordando che «l'Italia non è ancora arrivata al 2%, però è anche il Paese più impegnato nelle missioni militari: abbiamo il più alto numero di militari dopo quello degli Stati Uniti. Il ruolo dell'Europa deve crescere, dobbiamo essere interlocutori paritari europei ed americani per difendere la democrazia del mondo». Sui fronti caldi dei conflitti Salvini spera nel cambio alla Casa Bianca per il cessate fuoco: «Confido che Trump ponga fine a due guerre devastanti. Tutto il resto viene dopo.
Se riuscirà, lui dice in qualche giorno, io mi accontenterei in qualche mese, a riportare ordine e serenità fra Russia e Ucraina e fra Israele, Palestina e Iran, meriterà il Nobel per la pace. Se riuscirà a porre fine ai due conflitti, solo questo varrà l'elezione».
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