Conte "avvocato dei talebani" mette in imbarazzo Draghi

Nuova gaffe dell'ex premier, che minimizza la sharia dopo l'invito al dialogo. E i 5s di governo ironizzano

Conte "avvocato dei talebani" mette in imbarazzo Draghi

In quel nugolo di malelingue che è il M5s gli hanno appioppato un nuovo soprannome. Giuseppe Conte, leader stellato, già avvocato degli italiani, è diventato così «l'avvocato dei talebani». Dopo l'apertura al dialogo con gli eredi del Mullah Omar, quasi apprezzati per il loro «atteggiamento distensivo», Conte ha infilato un'altra gaffe. Mentre il premier Mario Draghi è in prima linea, insieme agli altri partner occidentali, per definire una strategia internazionale sull'Afghanistan, a G7 urgente appena terminato, Conte da Rimini scivola ancora sulla politica estera.

L'ex presidente del Consiglio passeggia per la cittadina romagnola tutta presa dal Meeting di Comunione e Liberazione, i giornalisti gli chiedono sempre conto della sua posizione sui talebani. «Non ritengo che i talebani siano affidabili per un dialogo però dico che in questo momento la guerra è finita - spiega contrito il presidente del M5s - l'unica possibilità che intravedo è una comunità internazionale, tutta compatta che tenti di astringere a un confronto i Talebani». Il pezzo forte della mattinata ancora deve arrivare, ma c'è comunque una rivendicazione dell'approccio dialogante con gli islamisti. Ed ecco la «papera», una défaillance che fa domandare a tanti grillini se il nuovo capo ci sia o ci faccia. «Non sarà facile raggiungere un risultato ma abbiamo un dovere, un imperativo etico di tentare - insiste - per offrire una qualche protezione alla popolazione che è rimasta lì e non si rassegna alle severe regole della sharia». Qualche cronista strabuzza gli occhi, incapace persino di ribattere. Conte si limita a definire «severa» la terribile legge dei Taliban. Come se mozzare teste, amputare arti e segregare le donne fossero niente più che quisquilie.

«È imbarazzante, è meglio se sta zitto», tagliano corto in Parlamento dal fronte governista del M5s. A Palazzo Chigi sono gelidi di fronte all'ennesima brutta figura. «Non so perché faccia così, ormai ne combina una al giorno», dice al Giornale un parlamentare del Pd esperto di esteri. Nel Movimento c'è chi se la prende con lo staff di Conte. «Quando era a Palazzo Chigi ogni cosa passava in cavalleria, non hanno capito che adesso è diverso, questi errori si fanno quando si è troppo sicuri», la riflessione. La Farnesina e il ministero della Difesa, Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini, sono al lavoro per riportare a casa tutti gli italiani che ancora si trovano a Kabul, già comunque al sicuro nell'aeroporto della capitale afghana. Di fronte agli inciampi di Conte, il suo compagno di partito Di Maio preferisce tenersi alla larga dalle polemiche. Annuncia un tavolo di coordinamento con le Organizzazioni della Società Civile e gli altri enti impegnati in Afghanistan. «Affiderò alla viceministra Marina Sereni il coordinamento di questo tavolo», dice l'ex capo politico del M5s al termine di una riunione straordinaria alla Farnesina. Dopo la frase di Conte della settimana scorsa sul «dialogo serrato con i Talebani» Di Maio aveva sconfessato l'ex premier. «Dobbiamo giudicarli dalle loro azioni, non dalle loro parole» aveva precisato il ministro degli Esteri, che, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stato imbeccato da Draghi in persona. Alessandro Di Battista in un articolo su Tpi aveva invece appoggiato la linea contiana. Così il caos grillino diventa un rumore di fondo che disturba il lavoro del governo sulla crisi afghana.

Matteo Salvini, segretario della Lega, entra nel dibattito.

«Spero che Di Maio prenda le distanze dallo sproloquio di Conte che ha parlato di un probabile dialogo coi terroristi talebani», dice Salvini. Indignazione da Italia viva, con la viceministra delle Infrastrutture Teresa Bellanova che scrive sui social: «Più che severe, le regole della Sharia io le definirei barbare».

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