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Conte e la grande fuga dal G7: adesso non vuole più lasciare

Il presidente del Consiglio non si sente più dimissionario. Guida il fronte anti Salvini e tratta come nuovo leader 5S

Conte e la grande fuga dal G7: adesso non vuole più lasciare

Giuseppe Conte non è più quello che tutti definivano un premier di facciata. Si è trasformato, nel tempo, diventando il vero leader non solo del Movimento 5 Stelle, ma anche di tutto il fronte che si oppone a Matteo Salvini. E con il discorso del Senato, quel j'accuse nei confronti di "Matteo", ha mostrato a tutti non solo di voler togliersi i sassolini dalle scarpe, ma anche di non voler abdicare al suo ruolo di presidente del Consiglio né di leader.

Ha studiato, Giuseppe Conte, in questo anno di governo. Partito in sordina, quasi invisibile di fronte a Salvini e a Luigi Di Maio, il premier ha prima fagocitato lo stesso leader dei pentastellati mettendolo in ombra dopo i primi flop elettorali. Poi ha scelto anche di prendere di mira il ministro dell'Interno, che evidentemente aveva iniziato da subito a volere ergersi quale capo ""reale" del governo gialloverde. E le ultime settimane di governo avevano fatto comprendere a tutti che Conte non avesse alcuna intenzione di abbandonare le scene. Anzi, è stata proprio la rottura con Salvini a modificare la percezione sia del Movimento che degli italiani (e dei leader mondiali) nei confronti del presidente del Consiglio. Perché in quel momento, Conte si è assunto il ruolo che nessuno si aspettava potesse prendere: è lui l'anti-Salvini. E il Carneade è diventato il leader che l'M5S aveva provato a cercare nell'ormai remissivo Di Maio.

Il cambio di passo è stato il questa estate. Il voto a favore di Ursula von der Leyen dopo i continui colloqui con i leader europei ha fatto capire al premier che c'era un'altra possibilità rispetto a un'Italia che appariva sempre più guidata politicamente da Salvini. In quel momento è avvenuta la grande metamorfosi di un premier che da silenzioso è diventato molto più presente e "pesante" di quanto potesse sembrare. L'asse con l'Europa, il parlare con i grandi della Terra, l'importanza del ruolo rivestito in Italia e la decadenza politica del Movimento hanno aperto la strada al presidente del Consiglio. Che, come racconta la Verità, ha trasformato il "bruco" in "farfalla". Un cambiamento che ha avuto poi il suo completamento nel discorso del Senato. Quel discorso che lo ha reso leader agli occhi di tutti e in cui il fronte anti-Lega e anti-Salvini ha capito (quasi disperato) che forse era lui il pasionario che tutti cercavano: proprio il sommesso Conte, quello bistrattato, quello che tutti accusavano di essere subalterno ai suoi due stessi vice. Errori di calcolo che invece Conte non aveva fatto.

Il G-7 di Biarritz è stata la conferma. Conte ormai si muove completamente a suo agio tra i grandi de mondo, dialoga con tutti, è apprezzato dall'Unione europea e dai leader dell'asse franco-tedesco. Ha ricevuto la benedizione anche di una certa sinistra a caccia di leader (leggi Romano Prodi e il suo editoriale).

E adesso è a Roma, a Palazzo Chigi, fuggito proprio da Biarritz, per discutere con Nicola Zingaretti, Orlando e Di Maio non solo come presidente dimissionario, ma anche come leader. Sia del M5S che di un possibile nuovo governo. Perché il professore ora è capo di governo. Lo è per davvero. E vuole continuare a farlo.

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