Virginia Raggi vuole soffiare la poltrona in Parlamento al capo dei Cinque stelle Giuseppe Conte. L'ex sindaco di Roma, dopo l'umiliazione elettorale, pretende un risarcimento politico dal partito. Soprattutto alla luce della posizione assunta dal leader dei Cinque stelle in favore del candidato del Pd Roberto Gualtieri, vincitore nella sfida contro Enrico Michetti al ballottaggio di Roma. L'ex primo cittadino Raggi vuole opzionare la candidatura in quota Pd-M5s nel collegio Roma centro, che tornerà al voto dopo le dimissioni di Gualtieri da parlamentare. Un collegio blindato. Che dovrebbe consegnare il lasciapassare per Montecitorio negli ultimi due anni della legislatura. Nel 2018, nonostante il tracollo elettorale del Pd renziano, la vittoria nell'uninominale di Roma centro andò all'ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. I patti fino a qualche mese fa erano altri: il M5s avrebbe appoggiato Gualtieri al ballottaggio. In cambio il segretario Pd Enrico Letta avrebbe garantito il sostegno dei democratici alla corsa di Conte nel collegio di Roma centro. Ma qualcosa, nel M5S, non è andato secondo i piani: l'apparentamento al secondo turno, tra Raggi e Gualtieri, non c'è stato. L'avvocato di Volturara Appula si è limitato a una semplice dichiarazione: «voto Gualtieri». Ma soprattutto il sindaco uscente Raggi è su tutte le furie per il trattamento ricevuto. E ora, per placare la sua rabbia, vuole il seggio destinato a Conte. L'ex premier, che sperava di rientrare in Parlamento, in vista dell'elezione del Capo dello Stato, consolidando così l'asse con Letta, potrebbe essere costretto a rinviare di due anni l'esordio tra i banchi di Montecitorio. C'è un altro sospetto: dietro il pressing di Raggi pare ci sia lo zampino del ministro degli Esteri Luigi di Maio, terrorizzato dall'idea di perdere il controllo sulla pattuglia di Montecitorio con l'ingresso dell'avvocato. In casa grillina si gioca, dunque, il derby tra Conte e Raggi per la poltrona di Gualtieri. Il neosindaco della Capitale si tira fuori: «Se Conte concorrerà per il mio seggio in Parlamento? Non me ne occupo io di questa cosa. È nelle buone mani del Pd di Enrico Letta»- glissa nella sua prima intervista. Un'altra partita, per le suppletive nel collegio di Roma centro, si gioca però fuori dal Movimento. Carlo Calenda e Matteo Renzi, che hanno dato una spinta importante per la vittoria di Gualtieri al ballottaggio, avrebbero strappato una promessa dalla bocca di Letta: il nome dell'ex segretario della Fim-Cisl Marco Bentivogli per le suppletive. E la faida grillina sta aiutando il gioco di Letta, Calenda e Renzi. Nel Movimento, intanto, è in corso il braccio di ferro per la scelta dei nuovi capigruppo di Camera e Senato.
Il tema è stato affrontato dallo stesso Conte in un incontro con il direttivo pentastellato alla Camera di qualche giorno fa: l'avvocato di Volturara Appula, raccontano fonti grilline, avrebbe chiesto di valutare la possibilità di far coincidere l'elezione del capogruppo al Senato con quella del capogruppo alla Camera, anticipando, in questo modo, la scadenza del mandato del presidente dei deputati Davide Crippa, prevista a dicembre. Crippa avrebbe fatto intendere di non avere tutta questa fretta: tra le ipotesi al vaglio, infatti, ci sarebbe anche il rinvio della partita dei capigruppo a dopo l'elezione del Presidente della Repubblica.
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