Il racconto è esilarante. Quasi da commedia. Quando iniziava i suoi interventi ai summit europei, l'allora premier Giuseppe Conte attaccava sempre con la frase: «Io in quanto professore di diritto internazionale devo dirvi...». Un incipit che, a quanto pare, era diventato proverbiale nei consigli europei, tanto da fare tendenza. E spingere altri premier a cominciare gli interventi mettendo avanti, con una certa dose di ironia, altri mestieri: dall'idraulico al pompiere.
È una rivelazione sorprendente quella che Jean-Claude Juncker fa al Sole 24 ore a proposito di Giuseppi, come lo chiama affettuosamente Donald Trump. Era noto il lato vanesio del capo dei 5 Stelle che amava abbellire il suo curriculum. Ma nessuno aveva mai svelato che un certo piglio autoreferenziale facesse capolino persino alle riunioni dei big della Ue.
E invece l'ex presidente lussemburghese della Commissione europea non ha dimenticato quelle premesse in prima persona ai discorsi che il capo del governo italiano ripeteva come un marchio di fabbrica.
Ora Juncker ci restituisce i colori e le tonalità di quegli incontri: «Al Consiglio europeo iniziava sempre i suoi interventi dicendo: Io in quanto professore di diritto internazionale devo dirvi. Anche se l'uomo ci piaceva, finì per infastidire gli altri leader».
E qui il racconto diventa insuperabile, con i siparietti ricostruiti con puntiglio dall'ex presidente: «Il premier svedese Stefan Lofsen cominciò i suoi interventi allo stesso modo: «Io in quanto idraulico devo dirvi».
È curioso che in questi anni questo dettaglio quasi comico non sia mai emerso. Ma non finisce qui: pure il premier bulgaro si lasciò contagiare da questa parodia del linguaggio del leader 5 Stelle. E a sua volta partiva con la frase di rito, naturalmente caricata con la doverosa dose di perfidia: «E lo stesso - riprende dunque Juncker - faceva il premier bulgaro Boiko Borisov: «Io in quanto pompiere devo dirvi». Fin troppo facile immaginare i sorrisetti e gli ammiccamenti che accompagnavano queste dichiarazioni.
Pare persino strano che nessuno sinora abbia mai fatto cenno a questo modo di procedere. Che forse, se dobbiamo credere al racconto di Juncker, fu accolto in un primo momento quasi con divertimento, ma poi finì con il pesare. Perché eccessivo. Soprattutto, stonato in quel contesto in cui si prendevano decisioni importanti per l'Europa. «Tutto ciò - conclude Juncker - era molto divertente».
Simpatico, ma anche bersaglio dei colleghi che trovavano poco elegante quell'ostentazione di titoli e meriti, accolti con ilarità in quel consesso.
Fra l'altro Conte era professore di diritto privato, non internazionale, ma sul punto Juncker pare irremovibile: l'ex premier si definiva docente di diritto internazionale. Boh.
Del resto si sa che il curriculum di Conte, oggetto di lucidature e maquillage, è stato al centro di inchieste giornalistiche, approfondimenti e ironie.
Juncker aggiunge un'altra spigolatura inedita. Ebbe a che fare anche con Matteo Renzi: «Mi ricordo un vertice del G20 a Brisbane nel 2014, quando in un incontro con Matteo Renzi venimmo quasi alle mani parlando del bilancio italiano.
Detto ciò ho apprezzato Matteo Renzi perché a dispetto dell'atteggiamento era un uomo che sapeva ascoltare». «Smentisco qualsiasi contatto fisico - scrive Matteo Renzi su Facebook - ma confermo che lo scontro verbale fu durissimo».
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