Conte frena anche Lamorgese sul blocco navale alla Tunisia

Governo diviso. Guerini e Di Maio sposano la linea del Viminale, ma il premier si schiera col Pd di Zingaretti

Conte frena anche Lamorgese sul blocco navale alla Tunisia

Blocco navale in acque internazionali, di fronte alla Tunisia: è questo il piano proposto dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese al premier Conte, che però sembra tergiversare. Dopo la conferma che l'attentatore di Nizza era arrivato in Italia passando per Lampedusa, in seguito all'elevato numero di sbarchi degli ultimi giorni, ecco il cambio di rotta della titolare del Viminale, che pare aver più volte interessato Palazzo Chigi riguardo alla possibilità di trovare una soluzione condivisa.

Lo scorso 4 novembre, a margine del consiglio dei ministri, è stato presentato il piano che sarebbe stato studiato sentendo anche il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

La riunione ha avuto luogo, peraltro, all'indomani dell'intervista che il titolare della Farnesina aveva rilasciato al Corriere parlando della necessità di misure più drastiche nei confronti del fenomeno migratorio, anche perché la Sicilia, come sottolineato più volte anche dal leader della Lega Matteo Salvini, è zona arancione. Per cui i siciliani non possono uscire dalla regione, mentre i clandestini continuano a sbarcare.

Per la seconda volta Conte sembra aver fatto orecchie da mercante. La scorsa estate furono proprio Lamorgese e Di Maio a doversi far carico di andare a Tunisi insieme ai due commissari europei per trattare sulla questione immigrazione. La sensazione è che anche questa volta il premier abbia messo in standby il piano del ministro dell'Interno forse per strizzare l'occhio a Nicola Zingaretti, supporter dell'accoglienza con tutto il Pd, per non inimicarsi i dem in un periodo in cui Orlando e Marcucci chiedono un rimpasto e in cui Conte rischia di non trovare sponde a cui appoggiarsi.

Peraltro, c'è un evidente rallentamento negli accordi con la Tunisia. Il presidente Saied dovrebbe avere un valido interlocutore proprio nel presidente del Consiglio italiano, che però continua a essere latitante lasciando la palla ai colleghi.

Da ricordare che cosa accadde quando il premier rischiò di far incontrare i contendenti libici Aftar e Serraj rischiando un incidente internazionale.

Questa assenza si sta ripercuotendo anche sulla vicenda dei cinque pescatori italiani attualmente prigionieri in Libia. I loro familiari hanno potuto parlare solo con il consigliere diplomatico Benassi, mentre da Palazzo Chigi tutto tace. La trattativa sta andando avanti grazie ai servizi italiani, ma senza il pugno duro di Conte, che della vicenda ha parlato solo marginalmente, rischia di protrarsi per lungo tempo.

I cinque pescatori stanno bene, si trovano in una struttura non detentiva alle porte di Bengasi, mangiano cibo mediterraneo, ma due di loro hanno problemi di salute e la speranza è che prima o poi si possa decidere di velocizzare le trattative. Il tutto mentre a Lampedusa in 48 ore sono arrivati oltre 2mila migranti.

Alcuni di loro, tutti tunisini, sono positivi alla tubercolosi e sono stati visitati nell'ambulatorio dell'isola. Questo ha comportato che i lampedusani non possano accedere alla struttura sanitaria. Mentre l'hotspot di Contrada Imbriacola scoppia per le troppe presenze.

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