Prima di Vito Petrocelli, all'interno del M5S, abbiamo avuto a che fare con tanti altri Petrocelli. Ci sono stati, per esempio, gli anti vaccinisti alla Sara Cunial e, prima ancora di lei, i seguaci delle scie chimiche. Occhi puntati al cielo, spalle voltate alla scienza. Da quando un comico e un visionario informatico si sono seduti a un tavolino per idearne i contenuti, il movimento è segnato da personaggi che, per un accidentale caso della vita, si sono ritrovati politici e hanno trasformato il parlamento in palco teatrale da cui esporre le teorie più bizzarre. Non sono errori di percorso, non sono eccezioni. Incarnano a pieno il percorso del movimento stesso: ne sono il prodotto ultimo, il risultato definitivo. E così non deve stupire che all’interno di questo humus culturale si spinga per mettere a capo della commissione Esteri del Senato un filorusso che non ha mai fatto mistero di essere innamorato del regime instaurato da Putin o si scelga per leader un ex avvocato che, in aperta contraddizione col "suo" ministro degli Esteri, si opponga alla politica estera del governo appoggiando una pericolosa linea pseudo pacifista del né-né che perde totalmente di vista la differenza tra aggredito (l'Ucraina) e aggressore (la Russia).
Ma d'altra parte cosa sarebbe il Movimento 5 Stelle senza le crociate anti scientifiche contro i vaccini, senza le strampalate teorie ambientaliste che l'hanno messo sempre lungo la via del "no" a qualsiasi forma di progresso, senza il turbo statalismo che ha gettato l'Italia nel buco nero del reddito di cittadinanza. Se volessimo generalizzare (e non sbaglieremmo nel farlo), potremmo tranquillamente dire che il grillismo è sbagliato in ogni sua sfaccettatura. Perché dovremmo, dunque, stupirci se questi si mettono a far danni anche in politica estera? Le avvisaglie, va detto, c'erano state eccome. Gli innamoramenti per i regimi sudamericani hanno spinto il Che Guevara di Roma Nord a fare lo zaino e attraversare l'Atlantico. Le sue gesta sono state mirabilmente raccolte in "indimenticabili" reportage pubblicati da un noto quotidiano filogrillino. E che dire della Cina? Mentre l’Occidente rischia di soccombere sotto i colpi inferti dal Dragone, il comico fondatore tesse le lodi di uno degli ultimi imperi comunisti. E poco importa se laggiù stanno facendo carne da macello dei diritti umani in nome della dottrina "Zero Covid", i seguaci di Beppe (spesso no vax e no pass) sono pronti a inchinarsi a Pechino.
Ma, se tanto piaceva (e piace) la Cina da spingere Conte e i suoi a sottoscrivere pericolosi accordi commerciali, può forse stranirci la liaison di certi parlamentari con il Cremlino? Non deve. Rientra nel loro dna. Sbaglia quindi chi lo bolla come folklore. Certi tweet con le zeta maiuscole potrebbero indurci a pensare che ci troviamo davanti a casi isolati, teatranti in cerca di autore. Ma non è così. È molto peggio. Per quanto i vertici del M5S corrano a cacciare chi esagera, le continue espulsioni non salvano il movimento stesso dal suo peccato originale.
Anche se sono stati smentiti gli abboccamenti con Orsini, che dopo tutte le assurdità sbandierate in tv ora è finito a scrivere (guarda-un-po'!) nel noto quotidiano di cui sopra, non è certo un mistero che il movimento (fanno giusto eccezione Di Maio e i dimaiani) si stia orsinizzando (o forse è Orsini che si è grillinizzato, ma questo poco importa).
Se non fosse così, come potremmo spiegarci - dopo le bombe, dopo gli stupri, dopo le torture, dopo le deportazioni, dopo gli spari sui civili inermi - un Conte che se ne esce fuori col dire che la pace si fa con la diplomazia e non con l’invio di armi per la difesa?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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