Conte si chiude nel silenzio. E arrivano le picconate degli ex

Il crollo è "molto deludente". Casaleggio va all'attacco: "Ha voluto creare un partito unipersonale". Nelle chat si invoca Grillo. E c'è chi vorrebbe Travaglio

Conte si chiude nel silenzio. E arrivano le picconate degli ex
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Se possibile, l'alba del giorno dopo è ancora più triste della nottata della sconfitta. A Via di Campo Marzio, davanti alla sede del M5s, stazionano soltanto i turisti e qualche giornalista in cerca di dichiarazioni. Solo che la porta rimane chiusa. Giuseppe Conte è barricato in casa. Forse avrà già avviato la «riflessione interna» di cui aveva parlato qualche ora prima, quando in piena notte si era presentato davanti ai cronisti per prendere atto della débâcle. Il 9,9% delle elezioni europee di sabato e domenica è il peggior risultato di sempre del M5s in un'elezione nazionale. Conte, per una volta, non indugia nelle solite prolusioni avvocatesche. «Prendiamo atto del risultato, e senza girarci intorno riconosciamo che è un risultato molto deludente, potevamo far meglio, ma la valutazione dei cittadini è insindacabile», ha detto alla fine della nottata elettorale. Quindi ha annunciato la «riflessione interna». Per «cercare di approfondire le ragioni per cui il risultato non è come ci aspettavamo e speravamo». Da Campo di Marzio è arrivata una mezza apertura alla ripresa del dialogo con il Pd di Elly Schlein. «Il nostro impegno politico non marca nessuna battuta di arresto, anzi più di prima lavoreremo sul piano interno per l'alternativa a questo governo», ha detto Conte. E ancora: «Per quanto ci riguarda il dialogo con le forze progressiste affidabili diventerà sempre più intenso man mano che dovremmo assumerci una responsabilità di offrire un'alternativa alle forze di governo».

Per tutta la giornata aleggia il mistero sulla convocazione di una conferenza stampa. Ma Conte non parla. I suoi si chiudono nel silenzio. Fa eccezione la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone, che però butta la palla in tribuna. «Il Sud ha scelto di non partecipare a questa tornata elettorale, fossi al governo una domanda me la farei», spiega Castellone. Alcuni ex di lusso ne approfittano per farsi sentire. Davide Casaleggio riemerge per picconare sulla leadership di Conte. «Si è voluto trasformare un movimento di milioni di persone in un partito unipersonale, cambiando una regola alla volta e pensando di poter fare meglio. A ogni regola che è venuta meno si sono persi voti: alle politiche 6 milioni, qui altri 2 milioni. Credo sia necessario un po' rivedere le cose», attacca il figlio del fondatore Gianroberto Casaleggio. Si fa sentire l'ex ministro Danilo Toninelli. Naif come al solito. E però l'ex big gaffeur evoca l'elefante nella stanza, ovvero Beppe Grillo. «Grillo faceva sognare, entusiasmava le persone che, emozionandosi o incazzandosi, partecipavano e partecipando andavano a votare. Conte è un tecnico, bisogna avere il coraggio di dire che è una brava persona ma i tecnici non hanno capacità di emozionare», riflette Toninelli. Soprattutto nella base sono in tanti a pensarla come lui. Ma anche un parlamentare ammette: «Ora abbiamo bisogno di una scossa da parte di Beppe». Grillo viene tirato per la giacchetta, invocato in tutte le chat. Il Garante traccheggia. Un esponente contiano ipotizza: «Se parla è per ammazzare Conte». Come in tutte le fasi più delicate della storia del M5s, impazzano le indiscrezioni. Le voci sono incontrollabili. Gira l'ipotesi di un direttorio da affiancare a Conte. Con Virginia Raggi, Roberto Fico, Paola Taverna, Stefano Patuanelli, Chiara Appendino. C'è chi tira in ballo un complotto da parte dell'ex portavoce Rocco Casalino, che sarebbe stato messo ai margini da Conte. «Conte ha fatto fuori Casalino e lui vuole farlo fuori con Travaglio», è un'altra voce che arriva dal magma grillino. Il nome del direttore del Fatto Quotidiano fa capolino come potenziale alternativa alla leadership «moscia» dell'ex avvocato del popolo italiano. «È l'unico che avrebbe carisma», è la tesi di una parte dell'universo pentastellato. Fantapolitica? Forse.

Nel frattempo il grosso dei parlamentari si organizza per porre sul tavolo di Conte il tema del limite dei due mandati. A guidare la fronda è Patuanelli. Ma anche Fico, aspirante governatore campano, è interessato. Restano da studiare le modalità della deroga.

Se riservata a pochi big del passato o a tutti gli eletti. Se valida solo per un terzo giro nei consigli regionali oppure tombale. Ma prima bisognerà decidere se riavviare il dialogo con Schlein o seppellire il campo largo per tornare alle origini.

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