Conte smemorato, var, uccelli. La fiducia è uno show surreale

Conte si dimentica perché si trova in Senato e proprio qui per la prima volta si usa la Var: cronistoria di un voto di fiducia surreale

Conte smemorato, var, uccelli. La fiducia è uno show surreale

"Italians do it better": era il 1987 e questa scritta campeggiava prepotentemente sulla t-shirt di Madonna nel videoclip di Papa don't preach, uno dei suoi maggiori successi dei gloriosi anni Ottanta. Quello fu l'anno in cui Giovanni Goria succedette ad Amintore Fanfani, che a sua volta succedette a Bettino Craxi. Nel 1987 ci furono 3 presidenti del Consiglio in meno di 12 mesi e nel 2021 non riusciamo ad averne uno nuovo nemmeno dopo un passaggio di fiducia pressoché fallimentare in Senato di Giuseppe Conte.

Il 1987 fu l'anno in cui la Dc si astenne dal voto di fiducia di un governo interamente Dc, che ottenne invece la fiducia dei socialisti: a leggerlo oggi, in questo modo, sembra quasi più divertente di quello che è accaduto ieri ma in realtà in quell'occasione c'era un preciso disegno politico per raggiungere un obiettivo: le elezioni anticipate. Curioso no? Ma "gli italiani lo fanno meglio", e negli anni sono anche migliorati. Se 34 anni fa la Dc scelse di far cadere la Dc per andare a elezioni anticipate, nel 2021 si cercano i responsabili costruttori volenterosi per non perdere la poltrona. Il risultato? La cronistoria di show grottesco, degno di una commedia teatrale satirica.

Ore 10.51: assembramenti e fischi

Se c'è una cosa che gli italiani hanno imparato da marzo a oggi è che devono stare distanti almeno un metro. No, meglio un metro e mezzo. Vabbè, facciamo due metri. Insomma, al di là dello spazio, conta il concetto. Quello che in Senato non hanno forse ancora recepito. O, forse, Palazzo Madama è zona franca e lì "non ce n'è Coviddi"? Fin dal mattino Maria Elisabetta Casellati ha dovuto richiamare all'ordine i signori senatori, che incuranti si scambiavano grandi pacche sulle spalle e si sussurravano dolci parole all'orecchio. "Niente assembramenti!", "Ordine, c'è la discussione generale!", il presidente del Senato l'ha ripetuto come un mantra fin dalla mattina, come una maestra che, se le scuole fossero aperte, lo ripeterebbe ai suoi alunni. Ma la Casellati si è dovuta superare qualche minuto dopo per colpa dei suoi discoli senatori: "Non si capisce chi fischia sotto le mascherine!". Sì, perché se da un lato c'è chi usa la mascherina per nascondersi, dall'altra c'è chi ancora non ne ha colto questo grande vantaggio e continua a mettere la mano davanti alla bocca mentre parla al telefono (vedi Di Maio). Punti di vista...

Ore 11.07: arrivano gli ultras

Fuori da Palazzo Madama a un certo punto si è presentato un gruppetto di coraggiosi per sostenere il presidente del Consiglio: "Presidente Giuseppe Conte l'Italia ti ama!". Che siano gli stessi che popolano il famoso gruppetto Facebook, di provenienza ignota, pubblicizzato sul profilo Facebook del premier il giorno dopo lo strappo di Matteo Renzi? Da avvocato del popolo a influencer ammiccante con tanto di bimbe, il passo è stato breve per Giuseppe Conte.

Ore 14.43: Conte La Qualunque

"Siete alla ricerca di un Conte La Qualunque, vergogna", ha detto Massimiliano Romeo nel suo intervento in aula al Senato, parafrasando il noto personaggio Cetto La Qualunque. Visto il risultato, l'obiettivo di chi ha votato ieri la fiducia era Senzadubbiamente quello svelato dal presidente dei senatori della Lega.

Ore 16.24: il trasformismo di Conte

Giorgia Meloni lo ha associato a un Barbapapà, Centinaio a un omino Playmobil, "che potevi trasformare come volevi, in tanti personaggi". Per Gian Marco Centinaio, l'abilità trasformista di Giuseppe Conte è pari a quella del più grande di tutti i tempi: "Lei è l'Arturo Brachetti della politica". Se mai dovesse staccarsi da quella poltrona, Conte sa già cosa fare dopo. E non gli sarà difficile lavorare sul ciuffo.

Ore 18.40: parentesi musicale

"Abbiamo di fronte a noi un governo che, citando un altro poeta, ha i piedi di balsa inventore di una storia falsa che campa sulla menzogna", ha detto Alberto Bagnai in Senato citando Elio e le storie tese, dopo aver fatto sue le parole di Orazio in latino e frasi in tedesco. Avrebbe potuto citare anche anche Rita Pavone e la sua Niente (Resilienza74), dopotutto perfetta per il risultato finale di ieri: "Niente, qui non succede proprio niente. E intanto il tempo passa e se ne va. Meglio cadere sopra un'isola o un reality, che qualche stronzo voterà". Casalino si sarebbe sentito a casa.

Ore 18.47: si studia biologia

Pensavamo di averle viste tutte con i 5 Stelle, ma il ciclo del glucosio per giustificare la fiducia a Conte... Ecco, questa ci mancava. Per Andrea Cioffi, Giuseppe Conte è un atomo di carbonio, qualunque cosa questo voglia dire: "Lì, sulla superficie della foglia, nasce l'amore quando l'anidride carbonica entra nel verde e ballando sotto il raggi del sole, ebra del suo calore, si divide, lasciando l'ossigeno libero di volare e il carbonio libero di riunirsi agli altri convitati alla festa per definire una meravigliosa collana: il glucosio". Sì, l'ha detto davvero, insieme a qualche altra metafora sulle ali dei gabbiani, le zampe dei grilli e il sangue dei lombrichi.

Ore 19.23: Conte smemorato

Al termine della replica di Giuseppe Conte, qualcosa non quadra ai presenti in Senato, che infatti rumoreggiano. Il presidente del Consiglio ha parlato, parlato e ancora parlato. Ha parlato così tanto da essersi dimenticato il motivo per il quale da 9 ore di trovava a Palazzo Madama. È dovuta intervenire Maria Elisabetta Casellati per ricordare al presidente del Consiglio di porre la quesione di fiducia sulla risoluzione di maggioranza presentata da Pd, M5S, Leu e Autonomie. Forse aveva scambiato il Senato per una delle conferenze organizzate da Rocco Casalino.

Ore 22.20: la Var entra in Senato

Prima chiamata al voto. Seconda chiamata al voto. Lello Ciampolillo e Riccardo Nencini sono assenti. E non sono gli unici. Ma ecco il colpo di scena al 97°: Ciampolillo si presenta nell'emiciclo in zona Cesarini. Dietro di lui anche Nencini. Dov'erano i due? Forse al bagno? Forse alla bouvette? La Casellati aveva già pronunciato la formula di chiusura del voto, scoppia il delirio allo stad... no, in Senato. "Arbitro il gol era valido", basta sostituire la parola "voto" alla parola "gol" ed ecco che la metafora è pronta per spiegare quanto accaduto ieri. I senatori segretari e i senatori questori, guardalinee dell'arbitro Casellati, hanno chiesto la Var. Sono passati molti minuti, durante i quali i giudici di line... no, perdonate ancora, i senatori questori hanno visto e rivisto le immagini registrate, finché non si è giunti alla conclusione. "Risulta che il senatore Ciampolillo sia arrivato in Aula alle 22.14 e io avevo chiuso la votazione alla 22.15. Lo riammetto quindi alla votazione. In base a quanto emerso dal video, anche il senatore Nencini che era immediatamente dopo", decreta alle 22.31 Maria Elisabetta Casellati. La zona Cesarini è diventata da ieri la zona Ciampolillo.

Ore 22.25: ancora assembramenti

Mentre era in corso il controllo della Var, la presidente del Senato è stata costretta a chiudere la seduta così come l'aveva iniziata. "Ma veramente? Siamo davanti a tutti gli italiani a cui diciamo di mantenere distanziamento e mascherine!", ha affermato con una certa alterazione la Casellati nel vedere i senatori ammucchiati nell'emiciclo.

Tanto per spiegare il clima di ieri, la presidente ha dovuto minacciare i senatori, affermando che se non avessero sciolto gli assembramenti non avrebbe dato il risultato.

D'altronde, lo dice Madonna: "Italians do it better". Se c'è da fare uno show, per quanto questo possa essere grottesco, l'impegno profuso è sempre massimo. E ieri lo abbiamo dimostrato.

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