Mes, adesso Conte trema: ecco cosa rischia il premier

Dall’articolo 264 del codice penale alla legge Moavero: ecco le possibili violazioni imputate a Giuseppe Conte in merito alla riforma del Mes

Mes, adesso Conte trema: ecco cosa rischia il premier

L’articolo 264 del codice penale, la legge Moavero e alcuni articoli della Costituzione italiana: queste sono le violazioni principali che potrebbero essere imputate a Giuseppe Conte in merito alla riforma del Mes.

Il premier, accusato di aver avallato la riforma del Mes senza prima aver avvisato il Parlamento, “dovrà cercarsi un avvocato”, come ha dichiarato ieri Matteo Salvini nel corso di una conferenza stampa. Già, perché a quanto pare la Lega intende andare fino in fondo e inchiodare Conte di fronte alle proprie eventuali responsabilità. Come sottolineato dal quotidiano La Verità, il segretario del Carroccio ha più volte parlato di “attentato alla sovranità nazionale” in relazione alla mossa del presidente del Consiglio di aver dato il via libera alla modifica del Meccanismo europeo di stabilità. Il presidente della commissione Bilancio, il leghista Claudio Borghi, ha perfino rincarato la dose: “Conte riferisca in Parlamento oppure lo porteremo in tribunale”.

Detto, fatto. Pare che gli avvocati della Lega siano a lavoro per studiare come presentare nel migliore dei modi un esposto “ai danni del governo e di Conte”. Ma quali norme avrebbe violato il premier e a quali rischi va incontro? Cerchiamo di fare ordine. Intanto l’"alto tradimento" più volte invocato in questi giorni non può riferirsi al premier ma, come recita l’articolo 90 della Costituzione, riguarda il presidente della Repubblica. Per puntare il dito contro il presidente del Consiglio, semmai, bisogna riferirsi all’articolo 96, che recita quanto segue: “Il presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell' esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria”.

Le tre possibili violazioni

Per quanto riguarda le violazioni a cui sarebbe andato incontro il governo Conte, il via libera sul Mes, o meglio la divisione sulla base dei parametri discrezionali per l’accesso ai fondi dello stesso Meccanismo europeo di stabilità, potrebbe aver cozzato le “condizioni di parità con gli altri Stati” riportate nell’articolo 11 della Costituzione italiana, fondamentali per garantire la sovranità ai singoli Paesi. C’è poi da considerare l’articolo 264 del codice penale, secondo il quale “chiunque, incaricato dal governo italiano di trattare all' estero affari di Stato, si rende infedele al mandato è punito, se dal fatto possa derivare nocumento all' interesse nazionale, con la reclusione non inferiore a cinque anni”.

Da segnalare, inoltre, la possibile violazione della legge Moavero che, durante la negoziazione di accordi finanziari o monetari, obbliga l’esecutivo a tenere “conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere”. Nel nostro caso, la risoluzione del 19 giugno con il quale si chiedeva a Conte di riferire le proposte di modifica al trattato Mes così da “consentire al Parlamento di esprimersi”.

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