Giuseppe Conte non risponde alla lettera di Beppe Grillo e guarda già oltre il fondatore. Scontata la separazione, salvo colpi di scena, sulla scrivania del leader pentastellato, nella sede di Via di Campo Marzio, c'è il «dossier Garante». Perché, come spifferano nel M5s, «chi l'ha detto che quel ruolo debba spettare a Grillo per diritto divino?». D'altronde basta leggere lo Statuto dei Cinque Stelle per rendersi conto che l'avvocato di Volturara Appula potrebbe sostituire il comico, cambiando prima qualche componente del Comitato di Garanzia. Questo se la parte sul ruolo del Garante rimanesse identica anche dopo l'assemblea costituente. In caso di modifiche, per Conte sarebbe ancora più facile affidare a un altro volto l'incarico di custodire i valori del M5s. Ed è qui che si incontrano l'utile e il dilettevole e spunta il nome di Roberto Fico. L'ex presidente della Camera, negli ultimi mesi, ha organizzato una piccola corrente parlamentare, che punta al superamento dei due mandati e a contare di più nel nuovo partito contiano. Inoltre, Fico ha l'ambizione di guidare il Comune di Napoli o la Regione Campania. Ma, con il M5s ridimensionato negli equilibri del campo largo, entrambi gli obiettivi sembrano complicati da raggiungere. Resta la poltrona di consolazione di Garante. Comunque di prestigio, in quanto successore del fondatore Grillo.
Ai piani alti di Via di Campo Marzio ci pensano. Anche perché sostituire il Garante rappresenterebbe l'umiliazione ultima nei confronti dello showman genovese. Non solo: la nomina di Fico servirebbe a contenere l'unica potenziale fronda interna degna di nota, in grado di poter creare qualche problema a Conte. E poi, si riflette nei gruppi parlamentari, l'ex terza carica dello Stato avrebbe il curriculum perfetto per succedere a Grillo come padre nobile. Mai un contrasto interno, non una parola fuori posto e soprattutto una militanza lunghissima, cominciata negli «Amici di Beppe di Grillo» di Napoli fin dal 2005, quattro anni prima che venisse fondato ufficialmente il M5s da Grillo e Gianroberto Casaleggio. Fico, poi, ha sempre avuto una sensibilità più vicina alla sinistra, il che non guasta nell'attuale fase politica.
Per concretizzare il suo progetto, Conte deve calibrare le prescrizioni contenute nello Statuto grillino, che ancora sembra tagliato su misura per blindare Grillo nella casella di garanzia dei pentastellati. La chiave di tutto è la composizione del Comitato di Garanzia, l'organo che ha il compito di proporre all'assemblea degli iscritti i candidati (massimo tre) in lizza per il ruolo di Garante. Ma c'è di più: il Garante resta in carica a tempo indeterminato e può essere sfiduciato dalla base solo su proposta deliberata all'unanimità dal Comitato di Garanzia. Un organismo attualmente formato da tre componenti, ognuno in carica per quattro anni. Ora i membri sono tre: Virginia Raggi, Laura Bottici e Roberto Fico. Quindi, senza modifiche allo Statuto, l'ex presidente della Camera dovrebbe lasciare il posto a un fedelissimo di Conte. Stessa cosa per la casella occupata da Raggi, che però potrebbe seguire Grillo fuori dal Movimento all'indomani dell'assemblea costituente. Cosa che potrebbe fare pure Laura Bottici, anche lei vicina al comico, seppure non tanto come in passato.
Il dato politico, compreso da Conte, è che per scardinare il potere del fondatore bisogna annullare l'osmosi tra il Garante e il Comitato di Garanzia, un'architettura che all'epoca della stesura dello Statuto è servita a Grillo come contropartita per dare il via libera alla leadership dell'avvocato di origini pugliesi.
Per farlo bisogna modificare le regole, e tra le proposte degli iscritti se ne contano molte che vertono sulle attribuzioni del Garante, oppure semplicemente avviare un repulisti e sostituire gli uomini. Con l'obiettivo di porre sotto il controllo di Conte anche la «filiera di garanzia» del Movimento, fino a questo momento immune dalle mire egemoniche dell'ex presidente del Consiglio.
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