Aveva 181 foto di documenti cartacei classificati in una scheda di memoria sequestrata dai carabinieri del Ros. È quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare del gip Antonella Minunni emessa per Walter Biot, il Capitano di Fregata della Marina Militare italiana trovato a cedere a un rappresentante dell'ambasciata russa il materiale classificato che gli è valso l'arresto e il rischio di un minimo di 15 anni di carcere. Secondo quanto emerge dall'ordinanza, nell'abitazione di Pomezia del militare, oltre alla scheda Sd, è stato sequestrato anche uno smartphone. Ma dai russi ne avrebbe ricevuti addirittura quattro.
L'analisi della memoria ha evidenziato la presenza anche di 9 documenti classificati come «riservati» e «riservatissimi» e 47 di tipo «Nato Secret». Al terzo reparto dello Stato Maggiore Difesa, infatti, l'ufficiale aveva la possibilità di visionare documenti coperti da segreto e che se diffusi potrebbero compromettere la sicurezza dello Stato. Ma c'è di più, perché nel suo ruolo Biot si occupava anche della proiezione degli assetti italiani della Difesa in teatri operativi esteri e anche di operazioni Nato, Ue e Onu. Un problema, visto che si tratta di territori ad alto rischio e in cui gli equilibri sono sempre precari. Nelle carte si legge ancora che l'attività del Capitano di fregata è stata «isolata e sporadica». Insomma, non aveva complici. «Modalità esecutive - chiarisce il gip - che mostrano in maniera palmare l'estrema pericolosità del soggetto stante la professionalità dimostrata nel compimento delle suddette azioni desumibile dai parecchi strumenti utilizzati (4 smartphone) e dagli accorgimenti adottati».
Dalla sua Biot, parlando per mezzo del suo legale, il penalista romano Roberto De Vita, ha spiegato al giudice: «Sono frastornato e disorientato, ma pronto a chiarire la mia posizione». Per il momento non ha risposto alle domande, ma il legale chiarisce che «ha chiesto tempo per raccogliere le idee» e affrontare in un secondo momento l'interrogatorio, con più calma. Per lui l'accusa è di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico-militare, spionaggio di notizie di cui è stata vietata la divulgazione. Secondo il codice penale militare rischia un minimo di 15 anni di carcere. L'interrogatorio di convalida e garanzia si è svolto ieri mattina in collegamento da remoto. Il suo avvocato ha chiesto i domiciliari, ma la Procura ha reiterato la richiesta del carcere e il giudice ha confermato l'arresto. De Vita ha specificato che l'ufficiale avrebbe detto: «Non avevo alcun interesse politico o ideologico. Non ho mai messo a rischio la sicurezza dello Stato, non ho fornito alcuna informazione di rilievo. Non ho dato alcuna informazione classificata. Non ho mai fornito documenti che potessero mettere in pericolo l'Italia o altri Paesi». E ancora: «Io ho quattro figli, il primogenito che non lavora, due figlie che studiano e la più piccola che ha una grave malattia e necessita di cure particolari. Ho sbagliato, ma l'ho fatto per la mia famiglia. Ho avuto un momento di grandissima debolezza e fragilità. Sono stato coinvolto in un meccanismo più grande di me. Avevo un debito che non riuscivo a ripagare». Secondo fonti vicine a chi indaga, Biot sarebbe stato avvicinato nel corso di un evento, presumibilmente a Villa Abamelek, sede dell'ambasciata russa, da uno dei due diplomatici coinvolti, ovvero Alexey Nemudrov, addetto navale e aeronautico e Dmitri Ostroukhov, rientrati in Russia dopo essere stati dichiarati «persone non gradite all'Italia». Su questo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si è espresso con parole molto dure.
Biot si serviva di una speciale chiave d'accesso «Nos». Il gip evidenzia le «accurate modalità nell'agire, quali ad esempio l'inserimento della scheda Sd all'interno del bugiardino dei medicinali così come il fatto che dai telefoni in suo possesso non emergono appuntamenti o contatti con l'agente russo». Per il giudice sono «elementi sintomatici dello spessore criminale dell'indagato che non si è posto alcuno scrupolo nel tradire la fiducia dell'istituzione di appartenenza al solo fine di conseguire profitti di natura economica». Biot ha comunque specificato, sempre attraverso i suoi legali, che ha intenzione di parlare ai magistrati. «Voglio rispondere e raccontare tutto», ha detto. L'avvocato De Vita ha tenuto a dire: «È una storia semplice fatta di grande tristezza per grave difficoltà familiare. Oltre ad essere giudicata deve essere compresa». Il figlio di Biot, 24enne, ha spiegato ai cronisti, di fronte alla sua casa di Pomezia, che il padre mantiene tutti loro, «4 figli e 4 cani. Mia sorella e io - ha proseguito - facciamo solo lavoretti e non riusciamo a mantenerci». Mentre la moglie, Claudia Carbonara, nota psicoterapeuta, ha assicurato: «Mio marito non voleva fregare il Paese. E non l'ha fatto neanche questa volta, ve l'assicuro, ai russi ha dato il minimo che poteva dare. Niente di così compromettente. Perché non è un irresponsabile.
Solo che era disperato». La figlia più piccola del militare in particolare ha gravi problemi di salute. Contatti vicini all'ambasciata russa chiariscono: «Siamo sconcertati, abbiamo appreso tutto dai media. Preferiamo non commentare».
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