«È una guerra all'ultimo sangue tra Salvini e Meloni», dicono nella maggioranza.
Lo scontro che si sta consumando sulla presidenza del Copasir, l'organismo parlamentare di controllo sui servizi segreti, ha visto ieri un nuovo capitolo, con Fratelli d'Italia (che reclama la poltrona in quanto unico partito di opposizione) che ha abbandonato rumorosamente la conferenza dei capigruppo del Senato, per protesta contro «i troppi Ponzio Pilato» dei partiti, che invece di insistere per le dimissioni dell'attuale presidente leghista Volpi prendono tempo.
Eppure, dicono da Fdi, la legge parla chiaro: quella presidenza «di garanzia» spetta all'opposizione, tant'è che con il governo precedente era finita alla Lega, dopo un lungo braccio di ferro con Fdi che in cambio ottenne da Salvini tre candidati presidenti di Regione in Abruzzo, Marche e Puglia. «Senza contrappesi la democrazia non esiste», tuona il meloniano Ignazio La Russa. Ma il Carroccio resiste: il Copasir non si riunisce e non esamina i numerosi casi esplosi in questi mesi (si pensi per ultimo allo spionaggio russo) da gennaio, per tentare di aggirare o almeno rimandare la questione politica. Volpi la ha finalmente convocata oggi per «comunicazioni del presidente», ma Fdi con La Russa minaccia di disertare: «È una convocazione contra legem».
C'è chi dice che la Lega non voglia perdere quella postazione perché «ha molto da temere sui loro rapporti con la Russia». E c'è chi dice che sia una questione di assetti interni al centrodestra: «Stanno trattando su sindaci, presidenza della Calabria, nomine, Rai - dice un dirigente Pd - e siccome il Copasir vale molto, la Lega vuole tenerselo fino a quando non avrà incassato sugli altri fronti».
I presidenti delle Camere si trovano in grave imbarazzo, vista la delicatezza della materia, ma per ora si limitano agli appelli a una «soluzione politica».
Il Pd, con Enrico Letta, ha preso le parti di Fdi e lo ha confermato dopo l'incontro con Giorgia Meloni: «Il Copasir spetta all'opposizione, e le regole vanno rispettate», ha detto, promettendo di premere su Fico e Casellati per sbloccare lo stallo. Dalla Lega ribattono acidi: «Letta cerca solo l'appoggio di Meloni per tenere la commissione Lavoro lasciata da Serracchiani».
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