New York Donald Trump e Kim Jong-un concordano sull'importanza di un processo a fasi progressive per la denuclearizzazione. «Azioni passo-passo», come riporta l'agenzia di stato Kcna, a fronte dell'offerta del presidente americano di «garanzie di sicurezza e rimozione delle sanzioni», con il «miglioramento delle relazioni reciproche». Il giovane leader sostiene che per realizzare il disarmo e raggiungere pace e stabilità nella penisola serve l'impegno dei due Paesi a «trattenersi dall'antagonismo reciproco». E Trump, di ritorno da Singapore, afferma su Twitter che «ora tutti possono sentirsi molto più sicuri rispetto al giorno in cui mi sono insediato»: «Non c'è più una minaccia nucleare dalla Corea del Nord» e «il mondo ha compiuto un grande passo indietro da una potenziale catastrofe atomica». «L'incontro con Kim è stata un'esperienza interessante e molto positiva - continua - Pyongyang ha un grande potenziale per il futuro». Mentre il segretario di stato Usa, Mike Pompeo, spiega che Washington vuole un «consistente» disarmo entro il 2020 (quando finisce il primo mandato del tycoon alla Casa Bianca).
La denuclearizzazione, tuttavia, è un compito molto complesso considerando che la Corea del Nord ha 141 siti dedicati alla produzione e all'uso di armi di distruzione di massa, secondo un rapporto Rand Corporation del 2014. Pur se di recente l'Institute for Science and International Security di Washington ha contato 663 edifici dalle immagini satellitari di Yongbyon. E si stima che il regime abbia dalle 20 alle 60 armi nucleari. Per porre fine al programma atomico di Pyongyang, che il New York Times definisce «il caso di disarmo nucleare più impegnativo della storia», potrebbero insomma volerci sino a 15 anni. La roadmap tracciata dal quotidiano parte dalla dichiarazione che il regime deve fornire dei suoi impianti e armi, per consentire una verifica con i dati delle agenzie di intelligence. Poi ci sono nove passi, in primis lo smantellamento e rimozione delle armi atomiche, anche se per gli esperti è quasi impossibile che il Nord accetti di farle uscire dal Paese. Poi si passa allo stop all'arricchimento dell'uranio, e qui il problema è che gli impianti sono relativamente semplici da nascondere. Bisogna quindi disattivare i reattori che trasformano l'uranio in plutonio, chiudere i siti per i test nucleari, verificando prima di tutto se quello di Punggye-ri è stato di messo fuori uso in modo irreversibile. E ancora fermare la produzione di carburante per la bomba H (ma l'idrogeno può essere usato anche a scopi civili) ed effettuare ispezioni ovunque. Un lavoro enorme, quest'ultimo, considerando il numero di tunnel sotterranei del Paese. Infine bisogna distruggere le armi biologiche - visto che la Nord Corea è sospettata di avere un grande complesso per la produzione di armi batteriologiche, compreso l'antrace - smantellare l'arsenale chimico, e porre freni al programma missilistico.
Per Pompeo, comunque, il regime è consapevole che «vi saranno verifiche approfondite» sugli impegni assunti. E avverte che Trump farà ripartire le esercitazioni militari con la Sud Corea se Pyongyang non negozierà in buona fede.
Proprio lo stop alle manovre, però, preoccupa il Giappone: «Le esercitazioni congiunte hanno un'importanza rilevante per il mantenimento della sicurezza della regione», fa sapere il ministro della Difesa, Itsunori Onodera, assicurando che «il governo di Tokyo continuerà a mantenere la pressione sul regime».
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