La Procura di Roma indaga su un presunto sistema corruttivo che avrebbe «ramificazioni al ministero della Difesa, in Sogei, al ministero dell'Interno», che coinvolge anche un ufficiale della Marina Militare distaccato allo Stato maggiore della Difesa. Le perquisizioni a quindici persone e altrettante società sono scattate ieri mattina all'alba. Due arresti invece, lunedì sera, in flagranza di reato: è finito in manette con l'accusa di corruzione, il direttore di Sogei - società in house del Mef - Paolino Iorio, fermato dalla Finanza mentre, secondo i pm, stava prendendo una presunta una mazzetta da 15mila euro. Arrestato anche l'imprenditore che gli avrebbe consegnato il denaro in una busta chiusa, Massimo Rossi, rappresentante legale di Italware e Itd solution, aggiudicatarie di contratti con Sogei per oltre cento milioni di euro. Per i pm la presunta mazzetta che ha fatto scattare le manette, sarebbe solo una parte delle somme, «nell'ordine di decine di migliaia di euro», che il manager di Sogei avrebbe ricevuto con cadenza bimensile dal novembre 2023. Per i magistrati Iorio «in qualità prima di direttore ingegneria infrastrutture e data center e successivamente della società a partecipazione pubblica», avrebbe «indebitamente» ricevuto in più occasioni somme di denaro da Rossi «per l'esercizio delle sue funzioni». Il tutto «a fronte di una serie di contratti stipulati con Sogei». Al centro dell'indagine alcuni affidamenti in materia di informatica e telecomunicazioni. Sotto la lente ci sono le gare bandite non solo da Sogei, ma anche dal Ministero dell'Interno, da quello della Difesa e dallo Stato Maggiore della Difesa.
É dalle intercettazioni su Rossi infatti che sarebbero emersi i contatti e gli incontri avuti dall'imprenditore con un membro della Difesa, «tale Antonio, successivamente identificato come un Capitano di fregata della Marina Militare». Si tratta di Antonio Masala, e già «dai primi incontri (con Rossi, ndr) - si legge nel decreto di perquisizione - emergeva che il militare, al fine di svolgere il proprio ruolo nell'ambito di una fornitura, ha avanzato richieste di compensi nonché l'assunzione di una persona da parte di una delle imprese gestite dall'imprenditore». Masala, con «atto contrario ai propri doveri di ufficio», per i pm avrebbe ricevuto tramite una società da lui «partecipata occultamente» somme di denaro «da quantificarsi» da parte di Rossi, che era alla testa del raggruppamento temporaneo di imprese che sarebbe riuscito ad aggiudicarsi una gara da 180 milioni di euro di prodotti tecnologici per il comparto Difesa. Il militare avrebbe fornito «informazioni riservate e non pubbliche», grazie alle quali Rossi, in concorso con altri, sarebbe riuscito ad aggiudicarsi l'appalto. Le dazioni corruttive, scrivono i magistrati, sarebbero satte veicolate anche attraverso flussi di fatturazioni «almeno in parte riconducibili a operazioni inesistenti» aventi «un importo complessivo pari a 898mila euro» per il 2024. L'inchiesta fa rumore perché sfiora anche il «referente in Italia di Elon Musk», Andrea Stroppa, in merito a un appalto sul sistema satellitare Starlink, creato dal tycoon. Stroppa sarebbe stato avvicinato proprio dal militare della Difesa, Masala, che gli avrebbe fornito documenti riservati.
Stroppa si dichiara del tutto estraneo. Anche Sogei si dice «indiscutibilmente estranea» ed esprime «piena fiducia nella magistratura». Lo Stato Maggiore della Difesa assicura «il massimo supporto alle autorità inquirenti».
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