Mentre Putin annuncia esercitazioni nucleari, e fa convocare l'ambasciatore britannico Nigel Casey per spiegare di essere pronto, dopo le dichiarazioni di Cameron, a colpire obiettivi Uk in Ucraina e all'estero, Bruxelles pensa al riarmo e mette attorno a un tavolo aziende e politici. L'EU-Ukraine Defence Industries Forum di ieri si è concentrato sul rafforzamento della cooperazione industriale nel settore della difesa tra l'Ue e l'Ucraina, al fine di fornire un sostegno militare duraturo a Kiev, e di rispondere meglio alle esigenze industriali e di difesa dell'Ucraina e dell'Europa. Ha riunito oltre 400 rappresentanti di governi, industrie della difesa, associazioni industriali e istituzioni dell'Ue.
Durante il summit è stato discusso di come gli stabilimenti ucraini potrebbero soddisfare le proprie esigenze, riducendo al minimo i costi di trasporto e incrementando la produzione di armi. «È importante che il lavoro avvenga in Ucraina, da aziende ucraine, sostenute dall'Ue. Risparmieremo i costi di trasporto producendo dove serve», ha dichiarato l'Alto rappresentante per gli affari esteri Josep Borrell.
Rifornire le forze ucraine si è rivelato un compito difficile per gli alleati: a più di due anni dall'inizio dell'invasione, Mosca ha ripetutamente preso di mira le capacità industriali di Kiev, così come le infrastrutture per rallentare la consegna dei materiali provenienti dal blocco Nato. «L'Europa vive una nuova corsa agli armamenti. C'è una guerra che va vinta, e non bisogna far finta che non esista. Non possiamo fermare Putin con dichiarazioni politiche, ma è possibile farlo solo con una potenza di fuoco superiore», ha sottolineato il ministro degli Esteri ucraino Kuleba. Sulla stessa lunghezza d'onda il commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton: «Le nostre industrie di difesa devono entrare in una modalità di economia di guerra, in modo che possano produrre più velocemente e di più, con l'obiettivo di continuare ad aiutare l'Ucraina, ma anche di proteggere l'Europa».
Bruxelles ha compreso che i tempi sono cambiati: siamo passati da un conflitto cosiddetto «di magazzino», nel quale sono state impiegate le risorse già disponibili nei vari arsenali, a una guerra «di produzione», con un sostanzioso sforzo industriale per sostenere lo scontro nel lungo periodo. A Bruxelles è stato approvato un primo investimento di 1,5 miliardi di euro (Breton a marzo aveva addirittura parlato di 100 miliardi) per il progetto European defence industrial strategy (Edis), annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen nel 2023.
Gli obiettivi sono quelli di mettere in pratica l'attitudine dell'industria a reagire in tempo alle necessità di sicurezza dell'Unione in tutto lo spettro delle capacità militari. Nel summit è stato anche approvato un finanziamento per l'addestramento di 60mila soldati.
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