La corsa all'oro dell'Italia. Quattro frecce tricolori per la storia dello sprint

Impresa choc della staffetta 4x100 per il Paese. Atletica record. Corre, salta e marcia: 5 ori

Vola l'Italia dei tre mondi, vola l'Italia di chi salta, di chi marcia e di chi corre veloce come non avevamo visto mai noi popolo di santi, poeti e navigatori. Cinque ori dell'atletica per dire: tutto vero. Sulla montagna dalla vetta dorata splende un diamante regalato da Patta-Jacobs-Desalu-Tortu detti nell'ordine di corsa: i ragazzi della 4x100. Fanno record di oro e record sulla pista perchè la storia non li dimentichi mai: 3750 che vuol dire secondo tempo di sempre in Europa, il quinto di ogni tempo. Una squadra di quattro siluri come pochi sulla pista dei piè veloci. Un centesimo davanti agli inglesi per strappare l'urlo e stracciare il velo dell'incredulità. Vola l'azzurro Italia aggrappato allo sprint poderoso, e finalmente libero da ogni catena, di Filippo Tortu, il ragazzo che non ha tradito l'istinto, il talento e gli insegnamenti del papà. Vola un Paese tuffandosi nelle lacrime di Filippo, nel sorriso e nella prepotenza della corsa di Marcellone Jacobs, nella fanciullesca felicità di Fausto Desalu e Lorenzo Patta, il baby della compagnia infilato come un Paolo Rossi nella squadra che vince. Urla gol Filippo Tortu quando spunta, con la spalla, davanti all'affannato Nethaneel Mitchell-Blake. Urla gol come la nazionale del calcio: non è anno per gli inglesi. Ma la Bbc stavolta rende onore agli azzurri.

L'Italia porta a casa l'oro dei 100 individuali, eppoi quello che pesa la bontà del movimento. Filano da matti sulla corsia numero 8, il binario preferito da Pietro Mennea: chissà che, da lassù, non abbia accompagnato i quattro ragazzi e il finale rabbioso ed esaltante di Tortu, proprio come piaceva a lui che Filippo ha conosciuto e seguito in certe, calde, mattinate sarde. C'è tanta Sardegna in questo oro: Patta non tradisce la parlata della zona di Oristano, Tortu ha il cognome che fa Sardegna doc avendo le radici a Tempio Pausania. Sardegna gold: finalmente non è più solo il simbolo del Vermentino.

Un'Italia giovane, 97 anni in quattro, che piace a tutti: salta la gente davanti alla tv, Mattarella chiama Malagò, presidente del Coni. Gli dice: «Sono orgoglioso di voi, vi aspetto al Quirinale». Fa i complimenti Andre De Grasse, il terrore canadese, che non è riuscito ad acciuffare la corsa di Tortu. «Questa Italia è incredibile, sono atleti fantastici e simpatici», spiega con il fair play del campione vero. Il Canada finisce 3°, peggio la Giamaica che chiude 5ª posto dopo gli ori delle precedenti Olimpiadi. Ma i segnali non vanno trascurati: Usa fuori, il Giappone che salta subito. Forza ragazzi, gridava l'Italia. «Vi abbiamo sentiti, ci avete spinto da casa», dirà Jacobs, riveduto e corretto anche nello scioglier la lingua.

La corsa bella, esaltante, arrembante vien lanciata dalla personalità del ragazzino, Patta, 21 anni e l'incoscienza al potere finchè non ha visto davvero la medaglia. «Non ci credo». Marcellone Jacobs stavolta ha preso per mano la squadra. «Ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: andiamo per l'oro». Detto e fatto, come nelle favole. «Ed ora tornerò in camera a piangere un po'». Fantastico il cambio con Desalu, che poi è filato come una scheggia. «Credevo in questo gruppo e ho detto ai compagni: credete in me?». La risposta ha lanciato il suo sprint mai così bello. Infine il cambio con Tortu, forse una piccola imperfezione ma l'urlo liberatorio: «Vai!». E così fu. L'inglese davanti. «Ma sapevo di poterlo prendere se correvo rilassato. Ero più lucido in corsa, che appena conclusa». Mani sulla testa, Filippo ha saltato ogni sorta di ostacolo prima di darsi pace e prendere atto che la corsa dei sogni si era avverata: immagine finale di una squadra sotto al tricolore. Non c'è paura, 100 metri moltiplicati per 4 e filati come mai nella vita.

Diciamo addio, e grazie, ai nostri avi di Londra 1948 che, con quel bronzo, ci hanno tenuto compagnia in tutti questi anni. Eravamo aggrappati ad una impresa che pareva irripetibile. O quasi.

Non c'è stato Berruti e nemmeno Mennea che abbia portato l'Italia dello sprint davanti a tutti e davanti al mondo. Difficile crederci stavolta. Ma la battuta oggi non si nega a nessuno: avevate Tortu. Ora è tutto oro quello che luccica.

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