Corsa contro il tempo per salvare le giudici. "A rischio per le dure sentenze di questi anni"

Gli Stati Uniti si mobilitano. Non risultano nelle liste dei collaboratori Usa

Corsa contro il tempo per salvare le giudici. "A rischio per le dure sentenze di questi anni"

«I talebani ci cercano casa per casa, siamo in pericolo. La loro idea è che le donne non possano essere magistrati in nessun caso». Il grido d'aiuto arriva da una giudice 31enne della provincia di Herat, che chiede di non essere nominata per paura dei militanti. Lei, come le circa 250 colleghe, stanno cercando di uscire dall'Afghanistan per paura di ritorsioni, e per metterle in salvo è in atto una corsa contro il tempo. Come riferisce Nbc News, un piccolo gruppo di giudici americani e di tutto il mondo stanno lavorando alacremente per evacuare le togate afghane e le loro famiglie: molte di loro sono state formate negli Usa e hanno emesso dure sentenze sui combattenti talebani durante i vent'anni di guerra, ma la maggior parte non ha diritto a visti speciali perché non risulta tra le collaboratrici degli americani.

Patricia Whalen, magistrato in pensione del Vermont, è molto preoccupata di riuscire a portarle all'interno dell'aeroporto di Kabul e tenerle lontane dai talebani. Whalen, che dal 2007 al 2012 è stata anche giudice internazionale per i crimini di guerra della Bosnia-Erzegovina, fa parte del piccolo gruppo di togati che stanno lavorando febbrilmente per tentare di evacuarle. Le giudici afghane, dopo aver trascorso anni in prima linea per istituire un sistema giudiziario e ripulire il paese dalla corruzione, ora hanno già ricevuto minacce di morte dai talebani o dalle persone che hanno condannato e sono tornate a piede libero. Come la 31enne di Herat, che non dorme a casa da quando i militanti hanno preso la provincia occidentale il 13 agosto, e non è neppure andata a lavorare. O come la 27enne Khalili, primo procuratore donna nella sua provincia: la sua famiglia è stata minacciata ripetutamente e sua madre è stata uccisa.

Per salvarle si stanno muovendo anche alcuni membri del Congresso a Washington: un gruppo bipartisan di 46 senatori ha scritto una lettera all'amministrazione di Joe Biden esortandola a creare una categoria umanitaria ad hoc per le donne che per il loro ruolo o lavoro sono particolarmente minacciate dai talebani, in modo che abbiano titolo ad un rapido trasferimento negli Stati Uniti. «Siamo seriamente preoccupati per la sicurezza delle donne leader, attiviste, giudici, parlamentari e difensori dei diritti umani», hanno spiegato i senatori nella lettera: «Noi e il nostro staff riceviamo regolarmente rapporti riguardanti minacce, rapimenti, tortura e assassinio di donne a causa del loro lavoro».

Pure l'Associazione internazionale delle donne giudici si sta mobilitando per portare via da Kabul le togate rimaste in Afghanistan.

Lisa Walsh, direttrice regionale dell'organizzazione per il Nord America (e magistrato del tribunale della contea di Miami-Dade) ha fatto sapere che le colleghe afghane hanno ricevuto lettere minatorie in cui si afferma che hanno violato la sharia, e per questo saranno condannate a morte.

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