
Ha l'alibi? Si, quindi diventa il super sospettato. I giornali pennellano dettagli cupi. Le telefonate mute a casa Poggi, dove quell'aggettivo, mute, fa immaginare chissà quali insondabili abissi di abiezione, ma fino a prova contraria vuol solo dire che si trattava di chiamate brevissime. E poi ci sono gli sguardi strani, a costruire un personaggio indecifrabile che probabilmente nasconde segreti terribili. E ancora, tutti notano che ha rifiutato di consegnare spontaneamente il proprio Dna, e questo per l'opinione pubblica è incomprensibile: se fa così è perché avrà paura degli sviluppi del nuovo fascicolo. Andrea Sempio viveva appartato, inghiottito dall'anonimato della vita di provincia, ora nel giro di una manciata di giorni è stato trasformato in un mostro. O, in un quasi mostro, perché obiettivamente il fresco profilo dell'indagato traballa. Ma non importa. Si parla di prove segrete, anche se non è chiarissimo quali sarebbero. Il Dna, rintracciato - così si dice - sulle unghie di Chiara Poggi (nella foto), ma poi le unghie, a leggere bene, potrebbero essere, anzi sono le dita. E l'indizio di colpevolezza si affievolisce, tenendo presente che il giovane, amico del fratello di Chiara, frequentava la villetta di via Pascoli a Garlasco.
E l'alibi? Lo scontrino del parcheggio di Vigevano, in orario incompatibile con il delitto, diventa quasi una prova a carico. Come mai l'aveva? E come mai è saltato fuori un anno dopo? «Quando mia moglie l'ha visto - ha spiegato il padre di Andrea - mi ha detto di tenerlo visto quel che era successo quel giorno». Una cautela comprensibile, se non doverosa, nella cerchia delle persone più vicine alla famiglia. Ma perfino il giudice Stefano Vitelli, che assolse Alberto Stasi in primo grado, ora in un'intervista al Corriere della sera, frugando fra i ricordi di sedici anni fa, definisce l'alibi «curioso». Così l'indagine bis avanza subdola come un serpente. Stasi, condannato in via definitiva, non deve dimostrare la propria innocenza, perché è Sempio che invece deve spiegare. E se lui è un po' colpevole, Stasi diventa automaticamente innocente.
Anche se le prove, la camminata quasi impossibile fra le macchie di sangue e il sangue sui pedali della bici, sono ancora lì. Meglio non rischiare sulla strada difficile della revisione. E allora vai con la duplicazione del quasi mostro.
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