Per raccontare Taleb al Abdulmohsen ci vorrebbe un psichiatra in grado di esplorare la follia senza caderci dentro. Come aveva fatto lui. Nella storia dell'attentatore di Magdeburgo responsabile dalla morte di un uomo, di un bimbo di nove anni e del ferimento di circa duecento persone nulla è veramente chiaro. Oscura la personalità dell'attentatore, incomprensibili le sue motivazioni, inafferrabili le finalità del suo gesto estremo. Tanto da spingere gli inquirenti a esaminare persino l'ipotesi di una montatura, ovvero di un apparente anti-islamismo abbracciato per dissimulare obbiettivi esattamente opposti.
Al momento, comunque l'unica ipotesi capace di spiegare perché questo 50enne psichiatra di origini saudite si sia scagliato contro la folla dei mercatini di Natale sembra quella di un'ossessione paranoica. Un'ossessione che prima lo ha spinto a odiare chiunque favorisse l'arrivo in Germania dei migranti musulmani e infine lo ha trascinato in un oscuro mondo al contrario. Un universo rovesciato in cui ha scelto di emulare l'atto più estremo degli odiati islamisti, ovvero lo stragismo terrorista dei «lupi solitari». Ma come lo psichiatra Abdulmohsen sia sprofondato in quel mondo degli opposti nessuno lo sa spiegare.
Le poche molliche di Pollicino capaci di ripercorrere e ridisegnare il suo viaggio sono disseminate in un sito di X intestato a suo nome e a quello di @DrTalebJawad. A colpire in quel sito è soprattutto la fotografia di un mitragliatore Ar 15, sospesa sopra l'autoritratto a matita di Taleb. Quell'arma, protagonista di tante stragi compiute in America, è il segnale ignorato di un'ormai chiara propensione alla violenza. Per capire cosa l'abbia generata bisogna esplorare il passato e la vita di questo psichiatra arrivato in Germania nel 2006 e diventato cittadino tedesco nel 2016. Ma anche e soprattutto il modo in cui li raccontava. Racconti infarciti di risentimento nei confronti di governo, autorità e media tedeschi. Tutti più propensi, nel confuso pensiero di Abdulmohsen, a favorire l'arrivo di siriani dalle tendenze islamiste che non ad accogliere le donne discriminate e marginalizzate in fuga dal regno saudita. Ma dal regno saudita partono anche tre inascoltati avvisi alle autorità tedesche in cui si raccomanda di tener d'occhio l'attività di quel bizzarro psichiatra intento da una parte a facilitare l'arrivo in Germania delle proprie compatriote e dall'altra a usare X e media per sfogare rabbia e frustrazioni personali. «Sono il più aggressivo critico dell'Islam nella storia», dichiara nel 2019 in un'intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung. E aggiunge di aver chiesto asilo per non tornare in una Arabia Saudita dove «mi volevano macellare». Su X intanto denuncia il complotto di una Germania pronta a «islamizzare l'Europa» e colpevole di cacciare «le richiedenti asilo saudite dentro e fuori dal paese per distruggere le loro vite». In tutto questo il bersaglio preferito degli strali di Abdulmohsen è un'Angela Merkel colpevole di aver aperto le porte ai migranti. In un lancio su X l'immagine della Cancelliera è accostata a quella di un cartello con la scritta «Ho distrutto l'Europa». Mentre il suo governo e quello di Scholz sono accusati non solo di «perseguitare attivamente e criminalmente» i nemici dell'Islam, ma anche di «cacciare e distruggere la vita» degli ex musulmani in fuga dall'oscurantismo saudita.
Ma tutto questo non basta a spiegare come mai Abdulmohsen, dopo mesi di assenza per malattia dalla clinica in cui lavorava, abbia assunto sette tipi di droghe diverse e si sia scagliato contro la folla di Magdeburgo.
Un gesto spiegabile solo con la frustrazione di un folle convinto di dover punire con la stessa moneta dei terroristi le autorità colpevoli di ignorare i suoi inviti a garantire e preservare la sicurezza della Germania.
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