Corvetto, banlieue di Milano. Il governo invia 500 agenti

Da domenica sera la periferia Sud della città è presa d'assalto: roghi e atti vandalici per la morte di un egiziano 19enne. Subito 30 poliziotti

Corvetto, banlieue di Milano. Il governo invia 500 agenti
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Senza minimizzare nemmeno per un momento la morte, dolorosissima, di un ragazzo di 19 anni caduto da un motorino in corsa nella notte tra sabato e domenica alla periferia sud di Milano durante un inseguimento di circa 8 chilometri con i carabinieri, serve ricordare la minuscola miccia che potrebbe far esplodere una gigantesca polveriera. Una santabarbara destinata però a restare tale, cioè inesplosa, anche se, pur di creare caos e disordini, non ci fosse chi tenta a ogni costo di farla detonare, cavalcando malcontento e rabbia. Quella dei quartieri a sud della città - l'area compresa tra i confini immaginari di viale Molise e che quindi attraversa tutto il Corvetto fino alla zona Ripamonti - è infatti la storia antica di aree popolari compresse tra la comune criminalità di strada, lo spaccio e l'immigrazione disinvolta che a Milano puoi aspettarti. In città ce ne sono altri di questi sobborghi, altrettanto problematici e potenzialmente pericolosi, ma nessun vero Bronx, nessun quartiere in cui l'accesso è interdetto. E se è vero che non si ferma la protesta al Corvetto degli amici e conoscenti di Ramy Elgaml - il 19enne egiziano che ha perso la vita mentre lui e un amico a bordo di uno scooter venivano inseguiti dai militari dell'Arma dopo che non si erano fermati a un posto di blocco in corso Como - c'è fin troppa foga nel quartiere (e su Tik Tok) da parte di chi pretende a ogni costo che il ragazzo «sia stato investito dai carabinieri». Fornendo ricostruzioni che non trovano per ora riscontri oggettivi, ma sulle quali si svolgeranno accertamenti cinematici. La Procura esclude completamente lo speronamento, ma anche una semplice frizione tra la parte anteriore dell'autoradio e la marmitta del T-Max su cui viaggiavano i due ragazzi sarà difficile da provare al cento per cento visto che quest'ultima risulta danneggiata forse da uno scontro precedente dello scooter e vista l'assenza di filmati ricavati dalle telecamere di sorveglianza davvero «determinanti» nella ricostruzione dell'accaduto. E mentre il procuratore capo Marcello Viola contiene concreto la portata del fatto spiegando che «si tratta di un incidente» (non per niente le indagini sono condotte dalla Locale, ndr) la preoccupazione del pm che si occupa dell'inchiesta, Mauro Cirigliano, per l'effetto domino che l'insurrezione del Corvetto potrebbe avere su altri quartieri, è reale. Durante i disordini seguiti alla morte di Remy Elgaml lunedì sera all'angolo tra via dei Cinquecento e piazzale Gabrio Rosa, infatti, l'unico arrestato dalla polizia, un montenegrino 21enne, risulta residente a San Siro, altra area a rischio caos giovanile come hanno dimostrato i trapper durante la pandemia. «Un ragazzo venuto quindi al Corvetto solo per piantare grane» spiegano gli inquirenti. Senza contare il contributo che finirebbero per dare anche gli anarchici in un contesto a loro molto familiare, tra cassonetti ribaltati e bruciati, estintori aperti per strada, petardi e fumogeni lanciati contro la polizia. Adesso è proprio questo il pericolo. E lo ha sintetizzato ieri all'Agi Nadir, un 23enne amico della vittima intervistato al Corvetto: «È gente che non conosce Ramy e ne approfitta per fare casino».

La Procura, oltre al tunisino 22enne che guidava lo scooter su cui viaggiava Ramy e che ora è ricoverato in ospedale, ieri ha iscritto nel registro degli indagati per omicidio stradale in concorso, a garanzia e per tutti gli accertamenti, anche il carabiniere che era alla guida della macchina di servizio. In serata è stato il pragmatismo del questore di Milano Bruno Megale, deciso a stigmatizzare chi in questi giorni non ha esitato ad accomunare le periferie milanesi con le peggiori banlieue europee, a parlare in una intervista al Tg1 dell'arrivo di oltre 500 poliziotti a Milano per il presidio del territorio.

Un aumento strutturale (e di cui Megale non ha fornito specifiche tempistiche) che nulla ha a che vedere ne con i disordini degli ultimi giorni al Corvetto ne con i rinforzi consueti (seppur quest'anno maggiorati pare di circa una trentina di elementi) in uno dei periodi dell'anno sotto la Madonnina più problematici dal punto di vista dell'ordine pubblico per l'imminenza delle feste natalizie, ma soprattutto per il 7 dicembre, la Prima della Scala.

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