Milano. «Perchè corro? Ormai non me lo chiedo neanche più. Per me è linfa, è il modo per sentirmi libera, per sognare e per cancellare le paure...». Ivana Di Martino, 50 anni, milanese, moglie, madre di tre figli, pochi giorni fa ha battuto il record di corsa in salita sul Passo dello Stelvio. Due ore e undici minuti per arrivare fin lassù a 2.750 metri partendo dalle Terme di Bormio.
Due ore e undici minuti, quanto può durare un sogno: «Ho toccato veramente il cielo con un dito - racconta - è stata dura ci sono stati momenti difficili perché non sentivo più le gambe ma ho gestito bene la fatica...». Già la fatica. Difficile spiegare che gioia si provi a far fatica, quale sia l'emozione, quale la logica. E infatti molti non capiscono: «Soprattutto molte donne della mia età - spiega - che mi mandano messaggi non proprio simpatici...». Ma tant'è. Per una atleta che correndo ha percorso migliaia di chilometri questi possono anche considerarsi dettagli.
Ivana di Martino è infatti una donna di oggi, dalle molte vite che ha trovato nella corsa non solo una passione, ma anche la possibilità di fare del bene e di superare le difficoltà della vita. Una storia incredibile la sua ben raccontata anche nel libro Correre è la risposta.
Coltiva fin da bambina la passione per la corsa, soprattutto la campestre, più faticosa ma che le permette di allenarsi stando immersa nella natura. Neppure un problema cardiaco, che la obbliga a sottoporsi a un intervento chirurgico e a fermarsi per qualche tempo, le impedisce di continuare ad allenarsi e di portare a termine con successo diverse imprese. Come la «Running For Kids», una maratona per ricordare i diritti dei minori, la «Rexist Run» 700 km in otto giorni per sostenere Dynamo Camp e la «Run4Kids» in cui ha percorso ben 900 km, da Milano a Bruxelles, per consegnare un messaggio alla Commissione Europea per il Banco Alimentare o la «Run Everesting» una sfida che, partendo da Cortina d'Ampezzo, l'ha portata a scalare 8.848 metri sulle cime dolomitiche cioè lo stesso dislivello che andrebbe affrontato nella scalata dell'Everest. «Correre e fare fatica mi fa sentire bene- racconta- Mi libera la testa e mi ripulisce dalle scorie. E la salita è perfetta perché mi porta su in cima verso l'infinito: è come se ci fosse un premio finale...».
Non solo. Corsa e fatica servono anche a cancellare le paure. Anni fa, mentre si allenava sui Navigli a Milano, la Di Martino è stata aggredita da un alcuni stranieri mentre si era fermata a bere da una fontana in un parco: «Un incubo che ancora non ho completamente cancellato - racconta - Non c'è stata violenza ma avevano un coltello e mi hanno messo le mani addosso. Sento ancora quell'odore sgradevole. Ho pensato di non farcela. Poi il buio e mi sono ritrovata a correre e a urlare da sola con le mani sporche di sangue... Lo sport, la corsa mi hanno aiutato a dimenticare. Li ho perdonati anche se la rabbia resta e ogni tanto torna. M ho un posto che conosco solo io dove vado ad urlare per scacciare i fantasmi».
Pochi giorni fa ha urlato anche sul passo dello Stelvio ma per la felicità: «Ci tenevo ad arrivare lassù - spiega - Perché molti amici ciclisti mi avevano raccontato la magia di quella salita ma anche perché lo scorso anno per una frana avevo dovuto rinunciare a salirci.
L'idea mi è venuta durante il lockdown quando, dividendo la casa con marito e figli, ero costretta ad allenarmi in box. E' stato un attimo. Ne ho parlato con il mio allenatore Fabio Vedana che mi ha detto provaci... Non aspettavo altro».
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