Così Di Donna & Co. facevano da tramite per arrivare ad Arcuri

Un imprenditore che mediò: "Esposito mi disse che conosceva il commissario"

Così Di Donna & Co. facevano da tramite per arrivare ad Arcuri

Centrale nell'inchiesta della Procura di Roma sull'associazione per delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite che coinvolge l'avvocato Luca Di Donna, considerato in passato molto vicino all'ex premier Giuseppe Conte, è stata la testimonianza di un imprenditore umbro, il 35enne Giovanni Buini. Dopo che nell'aprile del 2020, con la sua azienda, aveva fornito mascherine alla struttura commissariale, avrebbe avuto in ballo un'altra trattativa per una fornitura molto più ampia. È a questo punto che sarebbe entrato in contatto con Di Donna - legale dello studio di Guido Alpa, vero mentore dell'ex premier - e con l'altro avvocato indagato, Gianluca Esposito, ex direttore del ministero dello Sviluppo economico. I due gli avevano proposto un contratto di consulenza, secondo i pm, «per il riconoscimento in loro favore di somme di denaro in percentuale sull'importo degli affidamenti che avrebbero ottenuto dalla struttura commissariale; i due non avevano mancato di rimarcare la vicinanza del Di Donna con ambienti istituzionali governativi». Contratto annullato via pec dallo stesso Buini dopo averlo firmato. Poco dopo la struttura commissariale a sua volta avrebbe interrotto ogni dialogo con l'imprenditore su eventuali ulteriori commesse. Ma come è entrato in contatto Buini con gli avvocati Esposito e Di Donna? Tramite «l'amico» Mattia Fella, non coinvolto nell'indagine. Imprenditore nel settore viaggi, finito nel lontano 2008 dentro un'inchiesta su presunti finanziamenti illeciti all'allora ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, e poi archiviato. «Io conoscevo l'avvocato Gianluca Esposito - risponde raggiunto al telefono - Di Donna non l'ho mai conosciuto né incontrato. In quel periodo non ero in Italia. Sono amico di Buini, all'epoca mi aveva detto che aveva disponibilità di mascherine e mi chiedeva se conoscevo qualcuno per poter fornire questi dispositivi alla struttura commissariale. Lo misi in contatto con Esposito perché pensavo che siccome era stato direttore generale del ministero dello Sviluppo economico potesse avere contatti con la struttura commissariale», guidata allora dall'ex commissario Domenico Arcuri. Insomma, una sorta di facilitatore in un momento di emergenza «per essere utile al Paese. Poi so che si sono incontrati - continua - e Buini mi riferì che gli fu presentato questo Di Donna. Per me dovevano semplicemente fornire un contatto, una mail, qualcuno con cui rapportarsi alla struttura del commissario, invece gli fu proposto un contratto consulenza. Io consigliai immediatamente di mandare una pec e annullarlo. Mi sembrava una cosa anomala». Sapeva se Esposito conoscesse Arcuri? «Esposito - risponde Fella - mi disse di sì, che aveva avuto contatti con Arcuri, che lo conosceva, non so se dai tempi in cui era stato direttore al ministero dello Sviluppo economico, ma mi disse di sì. Io però di questo Di Donna non sapevo niente». È molto amico di Esposito? «No, è persona che avevo conosciuto tanto tempo fa quando eravamo soci nello stesso circolo Roma. Dopo questa vicenda di Buini sono rimasto molto male, non l'ho più sentito».

Secondo l'accusa, sarebbero state proprio le relazioni personali di Esposito e Di Donna il mezzo con cui poter ottenere compensi da aziende private in cambio di intermediazioni considerate «illecite» dai pm, proprio «sfruttando e mettendo a disposizione reciproca le relazioni di ciascuno di loro con soggetti incardinati ai vertici di istituzioni pubbliche e strutture appaltanti».

A un secondo incontro, nello studio legale di Guido Alpa, oltre a Buini e Di Donna, ci sarebbe stato anche Enrico Tedeschi, capo di gabinetto dell'Aise, il servizio segreto per la sicurezza esterna. «Da quello che mi ha detto Buini - ricorda Fella - sembrava che fosse lì per un incontro precedente e non per parlare di commesse».

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