Così l'islam vuole dominare il mondo

I tagliagole studiano in quell'Occidente che vogliono annientare. REPORTAGE SUI CRISTIANI PERSEGUITATI

Miliziani dello Stato Islamico in parata per le strade di Raqqa, in Siria
Miliziani dello Stato Islamico in parata per le strade di Raqqa, in Siria

Il terrore è antico e indistruttibile; legato in sentimento comune all'uomo e all'animale - la paura - è uno degli strumenti naturali di difesa. Il terrorismo - l'uso politico del terrore per piegare la volontà dell'altro alla propria - è sempre esistito (lo dimostrano le stragi perpetuate nel corso della storia) assumendo variazioni importanti nel corso degli ultimi tre secoli. Il terrore è stato lo strumento della Rivoluzione francese ideologicamente agonizzante che ha marcato un'epoca. Nel Novecento, il terrorismo è diventato espressione dell'anarchia, un movimento antipotere con cui gruppi o persone politicamente deboli cercavano di attirare l'attenzione: l'assassinio di personaggi illustri (l'imperatrice d'Austria, Re Umberto I, il presidente francese Barthou, gli zar russi). In comune hanno questo: il fallimento di prendere il potere a cui miravano. La ragione - come nel caso delle «brigate» italiane, tedesche, o il terrorismo anti inglese israeliano - va ricercata, fra l'altro, nelle differenze ideologiche, nella mancanza di una leadership strutturata e popolare e nel rifiuto della massa silenziosa, di accettare la guida e la legittimità di gruppi che volevano la distruzione delle istituzioni esistenti, senza offrirne delle nuove convincenti e popolari.

Tutto questo manca nel terrorismo islamico e lo rende preoccupante per l'autorità costituita che lo combatte.

1. Disporre, come furono le cellule del comunismo, di basi attive o in attesa di azione, disciplinate e strutturate intorno a una comune visione del mondo, della società, della religione e dell'economia. In Europa i sei milioni di ebrei sterminati - che rappresentavano i più convinti democratici europeisti - sono stati sostituiti con 20-25 milioni di islamici che rigettano i valori occidentali, democratici, economici e religiosi. Si è creata una vasta rete di sostenitori del terrorismo, che per di più si avvalgono delle istituzioni democratiche per distruggere e ne godono dei diritti e dei vantaggi sin dall'insegnamento elementare.

2. Il terrorismo islamico è uno strumento di potere mirante a creare un potere solido e strutturato, un tipo di Stato nuovo che rifiuta quello fondato sull'idea della sovranità territoriale, nato dalla Pace di Westfalia, pace che distrusse il legame medioevale del potere basato sulla lealtà personale al principe.

3. Questa nuova lealtà personale, non territoriale, basata sul legame di sangue, della famiglia allargata, della tribù venne descritta dallo storico arabo Ibn Khaldun nel XIV secolo: lo Stato arabo non può esistere perché la lealtà politica è tribale, un sentimento di appartenenza di gruppo che si chiama assabyah.

4. La brutalità religiosamente ispirante il terrorismo islamico di cui assistiamo oggi agli sviluppi militari e politici in Irak, Siria, Libia, Somalia (con la sua attrazione per individui o gruppi non islamici in Occidente in cerca di solidarietà e riconoscimento), si avvale di questa nuova situazione resa più pericolosa dalla diffusione del panico che il terrorismo sviluppa grazie ai mezzi di diffusione di cui ha compreso il valore politico e paralizzante (vedi la decapitazione del giornalista americano e di palestinesi sospetti di collaborazione con Israele a Gaza).

5. Questo spiega anche l'ossessione araba musulmana contro Israele che rappresenta l'antitesi di tutto ciò che il califfato vuole distruggere: democrazia, valori umani, rottura del rapporto di lealtà territoriale, con l'aiuto delle incrostazioni antiche dell'antisemitismo, dell'odio per la «scelta» di Israele (esistente anche nell'islam), e l'invidia per i suoi successi che mettono in evidenza tutte le debolezze e contraddizioni del nuovo Stato islamico che il terrorismo musulmano vorrebbe eliminare.

Non facciamoci illusioni: la battaglia di Gaza (un po' come quella per Cipro che bloccava la marcia ottomana su Vienna e Roma, due scopi fra l'altro proclamati oggi dal califfato islamico) non è una

battaglia per la soluzione del conflitto israelo-palestinese, è la battaglia per la sopravvivenza del solo Stato democratico del Medio oriente e per la realizzabilità del sogno di rinascita del potere mondiale dell'islam.

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