La guerra in Ucraina preoccupa e potrebbe toccarci sempre di più da vicino, non necessariamente dal punto di vista bellico ma da quello energetico e alimentare. Nella conferenza stampa di ieri, il premier Draghi lo ha detto chiaramente "ma senza allarmi" che "se le cose continuassero a peggiorare dovremmo cominciare a entrare in una logica di razionamenti". Sottolineando che al momento non c'è alcuna evidenza o prova provata che si verificherà questo scenario, proviamo a capire cosa si nasconde dietro quel "razionamenti" pronunciato da Draghi.
Cosa cambierebbe su gas e luce
Ne ha parlato anche Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, affermando che la possibilità di carenze di gas in grado di spingere i prezzi dell'energia ancora più in alto, potrebbero "costringere per qualche tempo a un razionamento del gas e dell'elettricità, interrompendo la produzione". Partendo dal significato del termine, che è tutto per capire di cosa parliamo, con la parola razionamento in tempo di guerra o in circostanze di emergenza si indica una "limitazione degli acquisti e dei consumi tramite una distribuzione controllata dei generi di prima necessità". Se dovessimo ipotizzare un esempio, la cosa più facile da fare sarebbe limitare i consumi di gas delle famiglie italiane mettendo un "tetto" massimo quotidiano sull'erogazione, un po' come funziona nei condomini per quanto riguarda il riscaldamento: chi lo ha centralizzato sa che i termosifoni sono accesi, ad esempio, dalle 6 alle 9 e dalle 12 alle 22.
Ecco, razionamento significa che ad un certo orario della giornata, il gas per case e uffici potrebbe non essere erogato. Discorso simile ma più complicato per l'elettricità, razionarla significherebbe rimanere al buio in casa, ipotesi francamente molto ma molto remota. A Firenze, per esempio, gli uffici sono meno riscaldati seguendo questa logica di orari e a Livorno si punta a ridurre di una decina di minuti l'iluminazione pubblica. Addirittura, alcune strade secondarie in provincia di Prato resteranno totalmente al buio durante la notte. I razionamenti sarebbero "figli" della crisi ucraina che potrebbe bloccare le importazioni di alcuni prodotti dall'est con questo genere di ripercussione anche per l'Italia.
I razionamenti sui generi alimentari
Sottolineando come non ci sia in atto nessuna emergenza e che si tratta soltanto di scenari, ipotesi, il governo proverebbe ad intervenire laddove i disagi possano comunque essere limitati: è chiaro che tra stare al buio in casa e avere meno gas, comunque disponibile negli orari clou dove viene più utilizzato, il governo sceglierebbe sicuramente questa seconda strada. Discorso molto simile sui generi alimentari: come riporta Repubblica, ad esempio, a Torino già si ricorre al "tetto" sui prodotti nei supermercati. Per il timore di rimanere senza scorte, ai Carrefour della città si possono acquistare al massimo due pezzi tra gli oli di semi a causa di "una indisponibilità del prodotto dovuto a forti difficoltà di reperimento delle materie prime dall'Ucraina". Alla Lidl c'è il tetto anche per farina e legumi perché "si stanno verificando fenomeni di accaparramenti".
L'errore da non fare
Ecco, in uno scenario al momento molto improbabile, le stesse situazioni potrebbero verificarsi a larga scala in tutta Italia: per evitare la fine delle scorte, gli italiani avrebbero limitazioni sull'acquisto di una certa tipologia di generi alimentari. Attenzione, razionamento non vuol dire aumento dei prezzi, che potranno lievitare ugualmente. Significa essere limitati nell'acquisto di alcuni prodotti per dare la possibilità a milioni di persone di possedere lo stesso bene. Se io acquisto 10 bottiglie di olio di semi, chiaramente qualcuno non ne avrà a disposizione. Potremmo immaginarlo come una sorta di lockdown ma stavolta non per il Covid. In queste ore, infatti, c'è un immotivato allarme psicosi che colpisce molte città in cui i cittadini sono in fila ai distributori con taniche di benzina e vengono vendute tonnellate di pasta in poche ore. In questa fase, l'errore da non fare è rifornirsi in maniera esagerata di prodotti per i quali, al momento, non si registrano problematiche.
"Non è il caso, ma..."
A un giornalista che gli ha chiesto se non fosse il caso di palesare ai cittadini la possibilità di dover cambiare, a fronte degli sconvoglimenti portati dalla guerra, le proprie abitudini in tema di alimentazione e energia, Draghi ha risposto nettamente "Non è ancora il caso" anche se bisogna prepararsi "a questa evenienza, ma da qui a lanciare l'allarme ce ne corre. Le insufficienze di approviggionamenti di materie prime o alimenti alimenti vanno affrontate come quelle del gas" attraverso la "diversificazione delle fonti e gli aiuti alle famiglie".
"La sparizione temporanea dei mercati dei grani di Russia e Ucraina crea mancanze serie", conclude il premier, "serve approvvigionarsi in altre parti del mondo" perchè "creeerà dei disagi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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