Così il Pd ha perso nelle sue roccaforti

Da Genova a Pistoia, passando per Sesto San Giovanni, sono numerose le sconfitte che il Pd ha subito in questo secondo turno di amministrative

Così il Pd ha perso nelle sue roccaforti

Non solo Genova. Il Pd perde tante altre roccaforti storiche come La Spezia, Pistoia, Carrara, Sesto San Giovanni, Abbiategrasso e Budrio.

Le sconfitte in Liguria

Logicamente la sfida più importante di queste amministrative era quella di Genova, dove la sinistra, nelle sue varie derivazioni, governava dal 1975. Si tratta di una prima volta assoluta del centrodestra che, soltanto nel lontano 1997 andò vicino alla conquista della città. L’allora candidato ex leghista, Sergio Castellaneta, al ballottaggio ottenne il 48,5% dei voti contro Giuseppe Pericu che vinse col 51,5% e poi governò il capoluogo ligure per dieci anni. Stavolta, invece, Genova si sveglia di centrodestra. Il manager Marco Bucci (Forza Italia, Lega Nord, FdI-An, Direzione Italia-Altri e una lista civica), con il 55,2% ha battuto l’ex assessore alla Protezione Civile, Gianni Crivello, (Pd, Sinistra a sinistra e due liste civiche) che si è fermato al 44,7%. La situazione di partenza vedeva Bucci in vantaggio su Crivello 38,8% a 33,4%.

Storica e ancora più netta è la vittoria del centrodestra a La Spezia, governata dalla sinistra dal 1971. Qui Pierluigi Peracchini (Forza Italia, Lega Nord, FdI-An, La Spezia Popolare e due liste civiche), partiva dal 32,6% del primo turno e, grazie anche a due apparentamenti con due candidati “civici”, ha vinto con il 60%. Lo sfidante di centrosinistra, Paolo Manfredini, (Pd, Italia dei Lavori, Sinistra a sinistra!, Laici Socialisti e due liste civiche) che al primo turno aveva preso il 25%, al ballottaggio ha superato di pochissimo il 40%. Due vittorie importantissime per il centrodestra che si è presentato unito ovunque e che, ora, governa non soltanto in Regione ma in tutti i capoluoghi di provincia ad eccezione di Imperia.

Le sconfitte nelle Regioni rosse

In Toscana la sinistra riesce a conservare Lucca ma perde Pistoia che amministrava dal 1946. Una sconfitta dalle proporzioni enormi se si considera che al primo turno il sindaco uscente Samuele Bertinelli (Pd, Verdi e altre 7 liste civiche) aveva ottenuto il 37,5% contro il 26,7% del candidato di centrodestra Alessandro Tomasi (Forza Italia-Centristi, Lega Nord, FdI-An e una lista civica). Al ballottaggio la situazione si è ribaltata e Tomasi, esponente di Fratelli d’Italia, ha vinto con il 54,3% a fronte di un 45,7% ottenuto da Bertinelli.

Carrara, invece, cade dopo 71 anni per mano del candidato del Movimento Cinquestelle Francesco De Pasquale che ha sconfitto lo sfidante Andrea Zanetti (Pd, Psi, Pri e due liste civiche) 65,6% a 34,4%. Il primo turno aveva visto il candidato grillino prevalere su quello di centrosinistra 27,3% a 25,3%. Alla fine di queste amministrative la Toscana si sveglia sempre meno rossa. Su 11 capoluoghi solo 5 sono governati dal Pd, mentre 3 sono guidati dai Cinquestelle (Livorno, Massa e Carrara) e 3 sono in mano al centrodestra (Pistoia, Grosseto e Arezzo). Inoltre brucia ancora la sconfitta subita due settimane fa a Rignano sull’Arno, paese natale del segretario del Pd, dalla candidata renziana a favore dell’ex sindaco dissidente.

In Emilia Romagna, anche Budrio, per la prima volta dal dopoguerra, non avrà più un sindaco espressione di un partito di sinistra. Il candidato civico Maurizio Mazzanti, col 52,9%, ha sconfitto il sindaco uscente del Pd, Giulio Pierini, che si è fermato al 47,1%, sebbene partisse da un largo vantaggio. Due settimane fa Pierini aveva, infatti, ottenuto il 44,6% contro il 36,1% di Mazzanti che, ieri, è riuscito a intercettare i voti del candidato di centrodestra Tizia Quaglia (14,7%). Centrodestra che, invece, rivince a Piacenza dopo 15 anni con Patrizia Barbieri che passa dal 34,8% del primo turno al 58,5% del secondo. Lo sfidante Paolo Rizzi che partiva dal 28,2%, si ferma al 41,5%.

Le sconfitte in Lombardia

Storica, anzi quasi epocale, è la caduta di Sesto San Giovanni, chiamata la Stalingrado d’Italia per la sua vocazione a votare sindaci di sinistra. Dal 1946 ad oggi nessuno era riuscito ad espugnarla. Ci è riuscito Roberto Di Stefano (Fi, Lega Nord, FdI-An, Pli e altre liste civiche), marito della forzista Silvia Sardone, che partiva dal 26% del primo turno una a fronte di un 30% ottenuto dal sindaco uscente Monica Chittò (Pd e quattro liste civiche). Grazie all’apparentamento con le liste civiche del candidato alfaniano, Giorgio Caponi, Di Stefano ha vinto il ballottaggio con il 58,6% contro il 41,4% della Chittò.

Meno plateale, anche se di misura, è la vittoria del centrodestra ad Abbiategrasso dove il Pci prima, e il centrosinistra poi hanno governato quasi ininterrottamente dal 1951. Qui Francesco Cesare Nai (Forza Italia, Lega Nord, FdI-An e due civiche) ha battuto il candidato di sinistra Domenico Finiguerra (Abbiategrasso Bene Comune e Cambiamo Abbiategrasso) col 50,56% contro il 49,45%. Al primo turno il candidato del Pd, Pasquale Granziero, era arrivato terzo, fermandosi al 14,5%, mentre Nai aveva preso il 37,2% e Finiguerra il 26,4%. Due sconfitte pesanti per il Pd che si aggiungono a quelle di Como e Monza, tornate al centrodestra, ma soprattutto a quella di Lodi, feudo dell’ex vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini.

Qui la leghista Sara Casanova ha riportato il centrodestra al governo della città dopo 22 anni battendo il candidato di centrosinistra, Carlo Gendarini, 57% a 43%, ribaltando una situazione che la vedeva in svantaggio di 3 punti dopo il primo turno.

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