Cosa sta facendo (e cosa no) il Kazakistan in Ucraina

Cosa sta facendo (e cosa no) il Kazakistan in Ucraina

Del ruolo del Kazakistan nella guerra in Ucraina si è scritto molto e non avrebbe potuto essere altrimenti: è tra gli attori principali dello spazio postsovietico, è Paese membro dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva ed intrattiene ottimi rapporti con la Russia e relazioni cordiali con l'Ucraina.

In Ucraina, dove si sta scrivendo un capitolo-chiave della nuova guerra fredda, il Kazakistan ha avuto una visione chiara sin dall'alba della guerra: posizione defilata, perché non direttamente coinvolto, rispetto del principio di non interferenza e disponibilità ad aiutare i belligeranti a ricomporre consensualmente e pacificamente il conflitto.

Mediare se richiesto, ma non interferire

La presidenza Tokayev ne ha dato notizia il primo marzo, in occasione del Congresso straordinario del partito di governo: il Kazakistan è pronto a offrire, qualora i belligeranti lo volessero, dei servizi di intermediazione diplomatica atti a sveltire il conseguimento di una soluzione diplomatica quanto prima.

Difficile dire e stabilire se e quanto il Cremlino desideri l'intervento di terzi nella questione ucraina, ma per il Kazakistan non sarebbe la prima volta: nel 2016 ospitò le trattative russo-turco-iraniane per la pacificazione della Siria. Un formato, più tardi, ribattezzato il Processo di Astana (Astana Processus) e al quale il tempo ha dato ragione, avendo contribuito al raggiungimento di un equilibrio, seppure fragile, basato su un divide et impera concordato e mutualmente vantaggioso.

In Ucraina, però, la posta in gioco è diversa ed è più alta: l'Ucraina è il dito, la transizione multipolare è la Luna. La cattura di Kiev è uno specchietto per le allodole, il duplice obiettivo del Cremlino è costituito dalla riforma ex novo dell'architettura securitaria euroatlantica e dal ritorno all'epoca delle sfere di influenza. Questo è il motivo per cui le trattative sono sempre andate avanti, nonostante la guerra. Perché anche la guerra è un modo di trattare: il fatto compiuto è potere negoziale.

Il Kazakistan non sta intervenendo in Ucraina

Per quanto riguarda il Kazakistan, con l'eccezione della disponibilità a fare da paciere palesata dal presidente Kassym-Jomart Tokayev, tutto ciò che è stato pubblicato dall'inizio della guerra ad oggi è categorizzabile come guerra informativa, come disinformazione. Perché da quando l'invasione ha avuto inizio, invero, in rete hanno cominciato a circolare innumerevoli indiscrezioni relative a un presunto intervento kazako sul campo. Intervento camuffato, dunque invisibile ai riflettori, e a supporto della Russia, per il "debito" di Tokayev maturato nei confronti del Cremlino in seguito all'intervento dell'OTSC di inizio anno.

Il Ministero della Difesa del Kazakistan ha smentito le bufale, apparse su Twitter e su altre piattaforme sociali sotto forma di presunte prove foto e videografiche della presenza di soldati kazaki sul territorio ucraino in dirittura d'arrivo, ma questo non sta impedendo loro di continuare a circolare.

Il Kazakistan, in estrema sintesi, non sta prendendo parte alla guerra in Ucraina per tre ragioni: la prima è che non è direttamente interessato, la seconda è che ha una tradizione diplomatica basata su multivettorialità e pacifismo, la terza è che la Russia non ha chiesto né al Kazakistan né agli membri dell'OTSC di intervenire nel

teatro bellico. E anche se Mosca dovesse chiedere il supporto degli alleati, comunque, l'invio di soldati e armamenti da parte di Nur-Sultan non scatterebbe in maniera automatica, in quanto sottoposto al vaglio parlamentare.

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