La «rivoluzione» di Giuseppe Conte non è ancora iniziata, ma è diventata già la Costituente delle poltrone. Infatti non è tanto la leadership dell'avvocato di Volturara Appula a essere al centro della contesa interna, quanto i posti del «sottogoverno» pentastellato. I dirigenti del M5s scalpitano e si prevede una moltiplicazione di cariche. Una proliferazione di strapuntini. La strada sembra già tracciata. Anche perché, come confidano fonti interne al lavoro sull'Assemblea di ottobre, «non ci sono abbastanza posti per le ambizioni di tutti». E lo scontato addio alla regola dei due mandati non farà che aumentare la competizione all'ombra di Conte. Per le candidature alle prossime elezioni politiche, quando saranno. Ma anche alle elezioni regionali in programma quest'anno e l'anno prossimo. Non in Liguria, dove si voterà il 27 e 28 ottobre, però forse già in Emilia Romagna, al voto il 17 e 18 novembre, e in Umbria, che potrebbe andare alle urne nella stessa data. La possibilità di stravolgere lo Statuto e la Carta dei Valori del M5s lascia presagire cambiamenti nell'organizzazione interna. Non è escluso che saltino i cinque vice di Conte o che diventino di meno. Nell'attuale quintetto si segnalano le ambizioni dell'ex sindaca di Torino Chiara Appendino (foto), che punta al ruolo di unica vicaria dietro il leader. Tra gli ambiziosi, stanno salendo le quotazioni di Alessandra Todde, governatrice della Sardegna, che si è dimessa da vicepresidente del M5s quando è stata eletta alla guida della sua Regione, ma vuole tornare a occupare una casella di primo piano nel partito. E poi c'è quella che ormai è a tutti gli effetti la minoranza interna. Su questo fronte lo stesso Conte potrebbe concedere una poltrona a Virginia Raggi, anima degli ortodossi. Ma non è detto che l'ex sindaca di Roma si faccia cooptare nella nuova struttura contiana. Non manca nemmeno chi mette in discussione altri due vice come Riccardo Ricciardi e Michele Gubitosa, entrambi defilati negli ultimi mesi. È in ascesa, invece, un'altra donna: l'attuale vicecapogruppo alla Camera Vittoria Baldino.
Senza contare il pressing di deputati, senatori ed eletti locali per mettere a punto un'organizzazione territoriale, articolata in vere e proprie segreterie regionali e provinciali, con tanto di responsabili tematici. Altre poltrone di partito. Utili a far decantare le tensioni interne, a placare le rivalità e a stoppare possibili defezioni. Un ingorgo di pretese, che sarà ancora più caotico dopo lo stop alla regola dei due mandati. «Io sono al secondo mandato, ma non è detto che sarà facile essere rieletti, anche se ci concedono il terzo», confessa un parlamentare. A quel punto la competizione sarà serrata e i big esclusi affolleranno il campo.
Dopo l'addio alla regola aurea di Beppe Grillo, sarà difficile pensare a un Parlamento senza Paola Taverna, Vito Crimi e altri ex deputati e senatori bloccati dalla tagliola dei due mandati. Mentre Roberto Fico coltiva ancora il sogno di correre per la presidenza della Regione Campania nel 2025 in quota centrosinistra, nonostante le manovre di Vincenzo De Luca per ottenere una terza candidatura.
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