La presenza di Merloni in Russia con un proprio impianto è quasi ventennale. La fabbrica di Vsevolozhsk, nei pressi di San Pietroburgo, destinata alla produzione di scaldacqua elettrici, fu inaugurata nel 2005 con un investimento complessivo di 30 milioni di euro. All'inizio l'organico era di 300 persone ma, secondo quanto comunicato ieri dal gruppo italiano, nel complesso lavorano circa 200 unità tra dirette e indirette, mentre un altro centinaio di dipendenti lavora presso l'ufficio commerciale di Mosca. Quello che è cambiato è il fatturato in Russia dell'azienda nata nella Marche: se nel 2004 i ricavi ammontavano a circa 30 milioni di euro, l'anno scorso si sono attestati a 100 milioni di euro giacché la società guidata dal presidente Paolo Merloni è leader di mercato nel Paese di Vladimir Putin.
Anche per questo motivo, nonostante l'embargo imposto alla Russia in conseguenza dell'invasione dell'Ucraina, Ariston è rimasta nel Paese dedicandosi esclusivamente alla produzione per il mercato interno. Come spiegato nel bilancio 2023, Ariston ha ingaggiato uno studio legale per comprendere quali fossero le esatte modalità di comportamento: sono state interrotte le esportazioni verso la Russia di prodotti vietati come le caldaie e lo stesso discorso vale per la componentistica non consentita. Analoga attenzione è stata posta per le esportazioni dalla Russia verso l'estero. Interrotti, allo stesso tempo, i rapporti con soggetti sottoposti a restrizioni da parte della comunità internazionale. Insomma, sono state proseguite solo le attività consentite e ci si è concentrati esclusivamente sugli scaldacqua elettrici o a gas.
Da un punto di vista industriale, si tratta anche di salvaguardare un investimento cospicuo che, in base alle evidenze del bilancio, vede Ariston Thermo Rus Llc, valutata circa 14,5 milioni di euro (un altro milione è relativo alla controllata russa della tedesca Wolf acquisita nel 2021).
Proprio l'espansione in Germania con l'acquisto di Centrotec per 740 milioni tre anni fa ha reso il Paese centroeuropeo il principale mercato di riferimento per Ariston con 810 milioni su 3 miliardi di ricavi totali.
La prosecuzione delle attività russe, come detto, è anche un modo di non svalutare ulteriormente un asset e anche una leadership di mercato. Anche se in ambiti diversi sono ragionamenti che accomunano altre società italiane presenti in Russia come Benetton, Calzedonia, Campari e Unicredit.
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