In aumento le nascite premature e i casi gravi di Covid tra le donne in gravidanza. L'ultimo drammatico episodio riguarda la morte di una giovane di appena 28 anni affetta da Covid e ricoverata nel reparto maternità riservato alla partorienti contagiate presso il Policlinico di Napoli. Dieci giorni dopo il parto si è aggravata ed è deceduta in terapia intensiva per problemi respiratori. Non era vaccinata. Eppure le società scientifiche del settore ripetono fin dall'inizio della campagna vaccinale che la profilassi anti Covid è sicura anche in gravidanza e durante l'allattamento sia per la mamma sia per il bambino.
Già nel maggio scorso Sigo, Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia; Agui Associazione Ginecologi Universitari Italiani e Aogoi, Associazione ostetrici e Ginecologi Ospedalieri italiani, avevano lanciato il primo allarme, sollecitando il governo ad indicare le donne incinta target prioritario per le vaccinazioni. Gli esperti portano a testimonianza studi che evidenziano come il rischio di mortalità materna nelle donne in gravidanza affette da Covid19 sia 22 volte maggiore rispetto alle donne senza infezione. Si rischia di più anche di finire in terapia intensiva come dimostrano i dati: 70 le donne ricoverate in intensiva durante la prima ondata salite a 277 durante la seconda. Si evidenzia anche un maggiore rischio di gravi complicanze neonatali. Rischi reali mentre i dati confermano la sicurezza della vaccinazione nelle donne incinte.
Si levano però anche voci contrastanti che minimizzano i rischio. All'inizio di agosto viene resto noto uno studio messo a punto da ricercatori delle Università di Modena e Reggio Emilia che evidenzia come le donne incinta siano protette dalle forme gravi di Covid e che in generale anche se contagiate manifestano sintomi lievi. Certamente nessuno sconsiglia il vaccino ma dando per scontato che non si rischia di aggravarsi è ovvio che se si hanno già dubbi si finisce per rifiutarlo.
Dopo i ripetuti appelli delle società scientifiche del settore il ministero della Salute il 5 agosto emana una circolare per chiarire che la vaccinazione contro il Covid «non è controindicata in gravidanza» e che «l'allattamento non è una controindicazione».
Evidentemente una mossa tardiva e poco incisiva tanto che il primo settembre scorso i ginecologi rinnovano l'appello al ministero della Salute affinché «sia promossa il più possibile la vaccinazione delle donne in gravidanza ed in allattamento oltreché dei bambini di età superiore ai 12 anni».
Neonatologi, pediatri e ginecologi denunciano nuovamente «l'eccessiva diffusione di informazioni spesso non da fonti ufficiali e di fake news, che rischia di generare una percezione sbagliata del rischio e delle conseguenze per donne giovani e bambini».
Si ribadisce che il Covid «può avere manifestazioni più gravi nelle donne in gravidanza» e che le gravidanze complicate dal coronavirus «esitano più spesso in un parto prematuro che può mettere seriamente a rischio la vita del piccolo e generare tutte le complicazioni tipiche della prematurità».
Non è esclusa poi la trasmissione del virus dalla madre al feto mentre gli studi disponibili «dimostrano chiaramente come gli anticorpi prodotti nelle madri sottoposte a vaccinazione passino nel sangue fetale attraverso la placenta e poi nel latte materno proteggendo neonati e lattanti».
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