Cozzani si arrende e viene scarcerato

Il giudice: "Le dimissioni comportamento positivo". Ma Toti non intende mollare

Cozzani si arrende e viene scarcerato
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L'ex braccio destro di Giovanni Toti, il capo di gabinetto Matteo Cozzani, torna in libertà dopo oltre cinquanta giorni di arresti domiciliari con l'accusa di corruzione elettorale aggravata. Ieri il gip di Genova, Paola Faggioni, ha accolto l'istanza di revoca presentata dal legale di Cozzani, Massimo Ceresa Castaldo, e ha disposto per lui l'obbligo di dimora con il divieto di uscire la sera e la notte.

Finora Cozzani è l'unico degli indagati sottoposti a misura cautelare ad aver ottenuto la revoca. Il nodo centrale però è che l'ex dirigente si è dimesso dall'incarico, una scelta determinante nella valutazione della giudice di concedergli la libertà: «Pur a fronte della rilevante gravità delle condotte - si legge nell'ordinanza - il comportamento serbato dall'indagato durante il periodo di sottoposizione alla misura cautelare e, in particolare le intervenute formali dimissioni dall'incarico di Gabinetto del Presidente della Regione Liguria, costituiscono elementi favorevoli all'indagato che fanno ragionevolmente ritenere che le esigenze cautelari, sia pure ancora presenti, si siano ridimensionate».

Cozzani è accusato dai pm genovesi di corruzione elettorale con l'aggravante di aver agevolato la criminalità organizzata per il presunto voto di scambio con i riesini di Genova, ai quali avrebbe promesso posti di lavoro in cambio di voti ad alcuni candidati della lista Toti, e di corruzione semplice per la vicenda legata ad Esselunga. Dimissioni che non ha alcuna intenzione di dare invece il governatore Toti, che ha fatto ricorso al Riesame - l'udienza è fissata l'8 luglio - contro la decisione del gip di confermargli i domiciliari. Nel provvedimento firmato dalla giudice il mancato passo indietro del presidente viene strettamente legato alla necessità di tenerlo in detenzione domiciliare. Agli occhi del magistrato, cioè, un ritorno di Toti in libertà nel pieno delle sue funzioni comporterebbe un rischio di reiterazione del reato - con un generico riferimento alle elezioni regionali del 2025 - e di inquinamento delle prove - con un presunto pericolo che possa condizionare le versioni dei testimoni, per altro già sentiti dalla Procura. Ma il governatore nei due incontri autorizzati dalla Procura con la sua Giunta e con i segretari dei partiti regionali del centrodestra, ha ricevuto il sostegno della sua maggioranza che lo appoggia nella scelta di non dare le dimissioni.

Domani l'incontro con il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi. E c'è attesa per il verdetto del Riesame sull'ex presidente dell'autorità portuale, Paolo Emilio Signorini, l'unico in cella dal 7 maggio, che ha chiesto l'attenuazione della misura cautelare.

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