Più contratti a termine e più brevi. Il mercato del lavoro cresce, in linea con l'andamento del Pil, ma a trainarlo è soprattutto l'occupazione a tempo determinato, che spesso è di pochi mesi se non addirittura giorni. E spesso protagonisti sono ancora i giovani precari. Nel secondo trimestre dell'anno la soglia si abbassa e soltanto un nuovo contratto a termine su 200 arriva a superare i 12 mesi.
Sulla base delle Comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro, pubblicate nella Nota trimestrale congiunta sulle tendenze dell'occupazione con Istat, Inps, Inail e Anpal, infatti, il 37% delle nuove posizioni a tempo determinato prevede una durata fino a 30 giorni e tra questi c'è anche un 13,3% che conta un solo giorno. Sempre una fetta consistente, il 36% va da 2 a 6 mesi e soltanto lo 0,5% è superiore all'anno. Una percentuale, quest'ultima, sempre più bassa (era l'1% nel primo trimestre). Ma c'è pure chi si ferma molto prima. Nel complesso, infatti, si registra un aumento delle attivazioni dei contratti di brevissima durata: il 23,7% è solo fino ad una settimana. Quelli tra sei mesi e un anno si piazzano al 15,4%. Non basta però a recuperare la stragrande maggioranza (84,1%) che si ferma ai sei mesi.
Una situazione che tocca, sebbene con andamenti non uniformi legati anche al fattore della stagionalità, un po' tutti i settori: dai comparti della Pubblica amministrazione, istruzione e sanità ai servizi al settore degli alberghi e ristorazione, dall'industria all'agricoltura.
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