Cresce il potere d'acquisto e il reddito delle famiglie

I dati Istat evidenziano un incremento delle disponibilità di spesa. Un risultato raggiunto senza effetti sul deficit che continua a calare

Cresce il potere d'acquisto e il reddito delle famiglie
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I dati Istat sui conti delle Pubbliche amministrazioni relativi al terzo trimestre 2024 offrono una fotografia di un'Italia che riesce a conseguire sia il consolidamento dei conti pubblici che un miglioramento della condizione economica delle famiglie. Mentre il governo riesce a tenere fede agli obiettivi di deficit stabiliti dal Piano strutturale di bilancio di medio termine (Psb), le statistiche certificano un aumento del potere d'acquisto e dei consumi, segnale di un soddisfacente stato di salute economica dei cittadini.

L'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni è sceso al 2,3% del Pil nel terzo trimestre 2024, rispetto al 6,3% registrato nello stesso periodo del'anno precedente. Il saldo primario, con un'incidenza positiva sul Pil dell'1,7%, e il saldo corrente al 1,9%, confermano un progresso netto nella gestione delle finanze pubbliche.

Nonostante il vincolo al consolidamento dei conti imposto dal rientro in vigore del Patto di Stabilità, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è cresciuto dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi hanno fatto segnare un incremento dell'1,6%. Ancora più significativo è l'aumento del potere d'acquisto, che segna un +0,4% congiunturale, raggiungendo il settimo trimestre consecutivo di crescita. Questi dati evidenziano un sistema economico che riesce a restituire capacità di spesa alle famiglie, mitigando gli effetti della pressione fiscale.

Tuttavia, il calo congiunturale della propensione al risparmio al 9,2% (-0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente) riflette una tendenza all'utilizzo dei risparmi per sostenere la spesa corrente, un fenomeno evidenziato anche da un'indagine effettuata da Legacoop in collaborazione con Nomisma su un cluster rappresentativo della popolazione italiana. Il 10% delle famiglie in meno rispetto al 2024 immagina di non riuscire a pagare mutuo o affitto nei prossimi 12 mesi, l'8% in meno pensa di far ricorso ai risparmi e il 6% in meno di rinviare spese programmate. Ma rimangono in campo le strategie per risparmiare come il ricorso alle promozioni (lo farà l'88% del campione), la rinuncia al superfluo (77%) e la scelta della convenienza per il 75 per cento.

Per le società non finanziarie, il quadro è più complesso. La quota di profitto è scesa al 42,4%, mentre il tasso di investimento è diminuito al 21,7%, riflettendo una riduzione degli investimenti fissi lordi dell'1,1 per cento. La stagnazione del risultato lordo di gestione, accompagnata da un incremento dello 0,7% del valore aggiunto, sottolinea un contesto di margini compressi.

Contestualmente i dati Istat evidenziano che la pressione fiscale è aumentata al 40,5%, 0,8 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo del 2023. Questo incremento potrebbe essere attribuibile al rallentamento della crescita economica, che comprime il denominatore del rapporto tra entrate fiscali e Pil. Le stime del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti hanno annunciato un Pil in crescita dello 0,7% per l'intero 2024, un dato positivo ma comunque inferiore alla previsione del Psb (+1%) anche a causa della revisione al rialzo delle serie storiche Istat 2021-2023 e del collasso del sistema produttivo tedesco.

Ovviamente, bisogna anche leggere le statistiche nel loro complesso. L'andamento positivo delle entrate fiscali e la tenuta della crescita del Pil rendono raggiungibili gli obiettivi di deficit al 3,8% per il 2024 e al 3,3% per il 2025.

La combinazione di prudenza nei conti pubblici e sollievo per le famiglie rappresenta un successo per l'esecutivo, che dimostra la capacità di navigare in un contesto economico sfidante, mantenendo in equilibrio le esigenze di bilancio e quelle sociali.

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