Un raid in pieno giorno. Per far capire ai russi che anche loro possono essere colpiti ovunque e in ogni momento. Il quartier generale della flotta russa del Mar Nero nella regione della Crimea è stato colpito ieri a Sebastopoli da un attacco con un drone che, come riferisce il governatore della regione Mikhail Razvozhayev su Telegram, si è schiantato sul tetto dell'edificio dopo essere stato centrato dall'antiaerea russa e ha preso fuoco senza fare vittime. Secondo la Tass la polizia avrebbe transennato l'edificio di Sebastopoli. Il quartiere generale della flotta di Mosca era stato già attaccato il 31 luglio da un drone artigianale che in quel caso aveva sganciato nel cortile del comando una bomba a basso potenziale ferendo lievemente sei persone (tutte colpite da schegge dei vetri andati in frantumi) e provocando l'annullamento delle celebrazioni per la Marina russa. E i media russi venerdì avevano riferito di un attacco sventato contro un porto nella parte occidentale della Crimea, mostrando video nei quali si vede la difesa aerea russa intercettare droni ucraini nei cieli di Sebastopoli, Yevpatoriya e Zaozerne. Va detto che gli ucraini non hanno rivendicato questi attacchi. Ma di certo si è trattato di un debutto problematico per Viktor Sokolov, il viceammiraglio appena insediatosi come comandante della flotta al posto di Igor Osipov: un avvicendamento che si spiega propri con le numerose perdite sofferte dalla marina russa nel Mar Nero, la più importante delle quali è stato l'affondamento dell'incrociatore Moskva, vanto della marina militare russa, avvenuto a metà aprile.
I russi riferiscono anche di un attentato sventato contro il sindaco filorusso di Mariupol Konstantin Ivashchenko, che è illeso, come fa sapere l'agenzia Tass. L'attentato sarebbe avvenuto all'interno dello zoo della città, che è stato transennato e chiuso al pubblico.
Naturalmente anche l'esercito russo ha fatto segnare qualche punto, come avviene ormai da quasi sei mesi. Nella notte una serie di potenti esplosioni sono avvenute a Melitopol, occupata dalle forze armate russe nella regione di Zaporizhzhia, nel sud dell'Ucraina. Altre esplosioni sono segnalate nella notte a Kharkiv, nel nord del Paese: i canali locali di Telegram riferiscono il lancio di numerosi razzi dalla città russa di Belgorod. Sotto attacco anche Mykolaiv, nel Sud: il sindaco Oleksandr Sienkevych parla di «potenti esplosioni» avvenute nella notte. Gli allarmi per attacchi aerei hanno suonato a lungo in tutta la regione. Sempre nella regione di Mykolaiv, a Voznesensk, a 20 chilometri dalla centrale nucleare di Privdennoukrainsk, sono stati colpito un edificio residenziale e diverse case unifamiliari Nove persone sono rimaste ferite, fra cui quattro bambini di età compresa fra i tre e i 17 anni. I minori sono tutti in gravi condizioni. Nella notte sono tornate a suonare le sirene di allarme anche a Kiev e i residenti hanno dovuto cercare riparo nei rifugi. Stessa cosa anche a Odessa, Kherson, Sumy, Chernihiv, Leopoli, Zaporizhzhia e Dnipropetrovsk e in altre località minori.
Resta l'impressione di uno stallo che può avere molte chiavi di lettura, non tutte negative. L'analisi dell'intelligence britannica nel suo report quotidiano parla di «cambiamenti minimi nel controllo territoriale lungo la linea del fronte» nelle ultime settimane. «Nel Donbass, dopo piccoli avanzamenti dall'inizio di agosto, le forze russe si sono avvicinate alla periferia della città di Bakhmut, ma non hanno ancora fatto irruzione nell'abitato. È improbabile che la situazione cambi significativamente nella prossima settimana». Le forze russe al momento sembrerebbero pronte «solo a intraprendere limitati assalti locali, raramente coinvolgendo più di una compagnia di truppe». Secondo Londra, e qui torniamo agli attacchi ucraini, «le esplosioni sempre più frequenti dietro le linee russe stanno probabilmente mettendo a dura prova la logistica e le basi aeree russe nel sud».
C'è poi la questione Zaporizhzhia, la più spinosa.
Ieri Tobias Ellwood, presidente della commissione Difesa della camera dei Comuni britannica, ha sottolineato che una fuga radioattiva da Zaporizhzhia in conseguenza di un attacco russo sarebbe un attacco alla Nato e dovrebbe far scattare l'articolo 5, che obbliga gli alleati ad intervenire se un membro è colpito. Della stessa idea Adam Kizinger, deputato repubblicano Usa: «Non c'è da discuterne. Una fuga ucciderebbe persone nei paesi Nato, l'articolo scatterebbe in automatico».
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