«Raffaele Cantone dicono lo voglia la Massoneria ma mi pare eccessivo. Sergio Sottani? È un po' malvagio». Dai messaggini dei Baci Perugina ai pizzini che si scambiavano due pm e un cancelliere infedele della Procura perugina il passo è breve, la lettura altrettanto interessante. Per chiarire meglio i contorni della faida che si consuma dentro il tribunale di Perugia servirebbero gli ispettori che il ministro della Giustizia Carlo Nordio certamente prima o poi invierà. «È un atto inevitabile e urgente per l'enorme fuga di dati sensibili», scrive su X Enrico Costa di Azione.
La faida vede da un lato il «malvagio» Pg Sergio Sottani, dall'altro il «massone» Raffaele Cantone (nella foto), che si è subito una strigliata da Sottani per le sue intemerate troppo «colpevoliste» in commissione Antimafia sul presunto sistema di dossieraggio messo in piedi dal tenente della Gdf Pasquale Striano e dal pm della Dna Antonio Laudati, con la complicità di un gruppo di giornalisti (tre dei quali legati al Domani) di cui si sta occupando l'ex numero uno dell'Anticorruzione.
In mezzo ci sono le chat tra due pm e un cancelliere infedele, allegate agli atti della condanna definitiva a un anno e due mesi per Raffaele Guadagno, dipendente del Tribunale di Perugia accusato di aver scaricato illecitamente quasi duemila documenti tra il 2018 e il 2022 dal database della Procura Tiap (Trattamento informatizzato atti penali), e di averne girato alcuni ai giornalisti. L'ultima carta era indirizzata al Fatto quotidiano e riguardava la richiesta di archiviazione sulla loggia Ungheria firmata da Cantone. Si tratta di quotidiani considerati quasi «cosa loro», tanto che nelle chat, a proposito di alcune rivelazioni di segreto istruttorio, si legge: «Così anche i nostri giornali scriveranno qualcosa». Peccato che a inchiodare Guadagno siano stati gli stessi due magistrati con cui il cancelliere aveva ottimi rapporti: Gemma Miliani e Mario Formisano. Il sistema era consolidato, coinvolge diversi giornalisti di testate prestigiose e i loro rapporti incrociati con alcuni magistrati perugini, scoperti dalla Procura di Firenze ma senza condanne per alcuno. Ma quella frequentazione quasi patologica che potrebbe aver condizionato sia la nomina a procuratore di Roma di Marcello Viola (oggi a Milano) sia la narrazione mainstream su Luca Palamara, l'ex leader di Unicost e dell'Anm accusato ingiustamente di essere il regista di quella nomina e successivamente cacciato dalla magistratura dopo l'indagine condotta proprio dalla Miliani, grazie anche ai 994 file dell'inchiesta su Luca Palamara scaricati e girati ai cronisti ma anche all'allora senatore del Pd Sandro Ruotolo. A che titolo, non si sa.
La Miliani al telefono con Guadagno critica Sottani quando si dice sia in arrivo come Pg («Non mi è mai piaciuto e ora meno che mai, è un po' malvagio»), anche per le critiche mosse alla sua indagine su Palamara di cui ipotizza sia amico («erano molto legati») e riferisce l'opinione di una sua collega pm, Manuela Comodi, «scrive che Cantone lo vuole la Massoneria». Formisano e Guadagno invece, da una lettura delle chat, sembrano concordare quali documenti fare circolare e quali no: «Caro Raffaele, meglio non farla circolare. Il Procuratore Generale mi ha detto di non darla a nessuno e di vigilare affinché la notizia non esca. Un abbraccio», scrive il pm al cancelliere. Sorte diametralmente opposta per una sanzione subita da una collega: «Purtroppo è bene che il provvedimento disciplinare sia divulgato sulla stampa. Potrebbe incidere sulle indagini». Frasi dal sen fuggite, certo. Conversazioni private finite in una sentenza definitiva. Ma la questione non può considerarsi chiusa così.
Al Csm spetta l'onere di aprire una pratica per incompatibilità ambientale quando Sottani (che l'ha promesso) invierà a Palazzo de' Marescialli le carte, al Pg presso la Cassazione quello di aprire un'inchiesta interna. Altrimenti, con quale faccia Cantone potrà indagare sui dossieraggi?
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