Stavano percorrendo la via normale che porta alla vetta della Marmolada quando hanno visto quell'enorme spada di ghiaccio staccarsi e piombare loro addosso.
Poi il buio, i gemiti, le urla soffocate dei feriti e le grida sempre più forti degli altri escursionisti, che hanno assistito da lontano al crollo del seracco nel tratto compreso tra Pian dei Fiacconi e Punta Penia. Pesantissimo il bilancio con sei morti e otto feriti, tutte vittime di un luglio di fuoco, che il giorno prima aveva fatto registrate in vetta la temperatura record di dieci gradi. La tragedia è avvenuta nel primo pomeriggio, proprio mentre c'erano quattro cordate di escursionisti impegnati in quella salita di routine per gli amanti della montagna. E per fortuna che molti altri stavano pranzando ancora nei rifugi.
Il distacco di una roccia ha provocato l'apertura di un crepaccio sul ghiacciaio di Pian dei Fiacconi. Ed è stato l'inizio dell'incubo. Il seracco si è spezzato in due punti e il crollo ha generato una colata di detriti di ghiaccio su un fronte di circa trecento metri, che al passaggio ha travolto diverse persone. «Abbiamo sentito un rumore forte, tipico di una frana, poi abbiamo visto scendere a forte velocità a valle una specie di valanga composta da neve e ghiaccio - ha raccontato uno dei responsabili del Rifugio Castiglioni Marmolada - e da lì abbiamo capito che qualcosa di grave era successo. Col binocolo da qui si vede la rottura, è probabile che si stacchi ancora qualcosa».
«È saltata giù una parte di ghiacciaio che era lì da centinaia di anni, è un evento straordinario - ha sottolineato il presidente del Soccorso Alpino Maurizio Dellantonio - Da un immediato sopralluogo abbiamo capito che c'è un pericolo a monte del ghiacciaio in quanto la calotta di ghiaccio si è staccata, ma è rimasto un pezzetto in bilico, che non è un pezzetto piccolo, ma parliamo di centinaia e centinaia di metri cubi di ghiaccio». Immediate le ricerche delle persone coinvolte, condotte dagli uomini del Soccorso Alpino, con l'aiuto di unità cinofile, droni ed elicotteri del Suem di Pieve di Cadore, di Dolomiti Emergency di Cortina, di Trento, della Protezione civile della Regione Veneto, dell'Air service center e delle stazioni del Soccorso alpino bellunese e trentino, che si sono alzati in volo a caccia dei superstiti. Canazei, invece, è diventato centro operativo per gestire le operazioni.
Sei corpi sono stati estratti senza vita dalla massa di ghiaccio e le salme sono state portate nello stadio del ghiaccio di Canazei, dove un team di psicologi è entrato in azione per assistere i parenti delle vittime. Otto sono invece i feriti e di questi un uomo e una donna stranieri sono stati trasportati all'ospedale di Belluno, il più grave a Treviso e cinque a Trento. Diciotto persone che si trovavano sopra l'aerea del crollo sono state invece evacuate dal soccorso alpino del Veneto e del Trentino, perché la Marmolada è a cavallo tra le due regioni. Le ricerche dei dispersi, una quindicina secondo la conta delle auto parcheggiate sotto, sono andate avanti per ore utilizzando il sistema Recco, che si basa sull'uso del radar armonico funzionale.
«I primi testimoni hanno parlato quattro cordate, due in alto, sulla via normale, e due più in basso - chiarisce Walter Cainelli, numero uno del Soccorso alpino del Trentino -. Ma non sappiamo esattamente da quante persone fossero composte e dobbiamo basarci su ipotesi. Ci sono blocchi di ghiaccio che vanno dai venti centimetri al mezzo metro ed è difficile che ci siano dei sopravvissuti».
Il caldo, intanto, portava con sé lo spettro di nuovi distacchi e le ricerche dei dispersi nel tardo pomeriggio sono state interrotte per evitare che la Regina delle Dolomiti si listasse di altre morti e l'elicottero di Trento ha proceduto alla bonifica dell'area con la Daisy Bell, il sistema elitrasportato per il distacco programmato delle valanghe.
La Marmolada è stata interdetta e in serata la procura di Trento ha aperto un fascicolo ipotizzando il disastro colposo a carico di ignoti. Cordoglio in serata alle famiglie delle vittime e dei feriti è stato espresso dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, a nome del governo.
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