Aveva avuto il sospetto che dietro le fughe di notizie sul suo conto ci fossero i servizi segreti. Ieri invece il ministro della Difesa Guido Crosetto ha voluto ribadire la sua fiducia negli apparati di sicurezza, anche se «purtroppo, basta una sola mela marcia a fare danni». Si riferisce all'inchiesta della Procura di Perugia sui presunti dossieraggi e accessi abusivi alle banche dati che vede indagati il tenente della finanza Pasquale Striano e l'ex pm della Dna, Antonio Laudati. Era stato lo stesso ministro a far partire le indagini denunciando nel 2022 presunti accessi illegittimi a informazioni riservate sul suo conto. Ed era stato lui stesso a chiedere di essere sentito dal procuratore Raffaele Cantone, rivelandogli i timori su un potenziale coinvolgimento di soggetti dei servizi segreti.
Quando nel novembre 2023 il quotidiano Domani aveva pubblicato un articolo che dava conto della partecipazione della moglie di Crosetto a un concorso all'Aise, il servizio di sicurezza esterno, il ministro era sobbalzato. E si era rivolto a Cantone, per il timore di fughe di notizie dall'interno dell'intelligence. Informandolo di aver riferito tutto anche al sottosegretario Alfredo Mantovano e alla premier Meloni. La stessa Procura si è rivolta poi a Palazzo Chigi, che ha risposto così al magistrato: «Per il tramite del sottosegretario sono stati svolti accertamenti che escludono il coinvolgimento degli organismi di intelligence interna». Crosetto ora vuole precisare: «L'idea stessa che la mia sfiducia riguardasse» i servizi «o i suoi vertici è più ridicola che falsa. Purtroppo, basta una sola mela marcia a fare danni. L'importante è individuarle ed agire di conseguenza. Anche perché l'esistenza di rapporti distorti tra servizi e informazione rappresenterebbe una minaccia reale all'assetto democratico. In Italia invece i servizi rappresentano un presidio di piena legalità e democrazia che sa anche depurarsi quando serve». A Cantone «mi ero limitato a evidenziare come una notizia (irrilevante e anche falsificata) apparsa su un quotidiano non potesse che provenire dall'interno dell'Aise, trattandosi di questioni secretate. Su questa vicenda, di cui avevo informato i vertici del comparto, ho poi avuto totale e piena cooperazione». I vertici del comparto avrebbero insomma fatto accertamenti ed escluso lo scenario temuto dal ministro. Di certo il concorso della moglie «era una cosa che rimaneva tra lei e il servizio con cui l'ha fatto, nessun altro lo sapeva - precisa Crosetto -.
Quello che ha scoperto Cantone lo vedremo nel prosieguo delle indagini». Intanto le indagini hanno accertato un'interlocuzione tra Striano e un soggetto che sarebbe riconducibile proprio all'Aise. Chiedeva al finanziere una Sos su alcune operazioni in ambito Vaticano.
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